Editoriali
Il nucleare dell'Iran. E tutto il resto
L’incontro con Teheran è un’occasione da non sprecare per gli europei
Martedì a Vienna cominciano i negoziati indiretti tra America e Iran sul nucleare. L’Amministrazione Biden vuole il ripristino del patto del 2015, l’Iran vuole l’annullamento di tutte le sanzioni, da entrambe le parti c’è consenso sulla direzione da prendere ma disaccordo su chi dev’essere il primo a fare la mossa di concedere all’altro. Sono negoziati indiretti nel senso che ci saranno Unione europea, Francia e Germania a fare da mediatori, proprio nel senso fisico. Americani in una stanza, iraniani in un’altra stanza ed europei a fare avanti e indietro per scambiare le proposte e le risposte. L’Europa ha l’occasione di mostrare di sapere che in realtà i negoziati sul nucleare iraniano non possono essere soltanto sul nucleare, ci sono altre questioni cruciali che non possono più essere separate.
Un esempio? La ricerca sui missili balistici, che possono fare da vettori a testate nucleari. Un altro? Gli attacchi all’estero compiuti grazie a milizie irregolari e che però sono creazioni dell’Iran, armate e finanziate proprio per colpire senza doversi prendere la responsabilità politica e ufficiale. E ancora: le politiche aggressive in Libano, Siria, Iraq e Yemen. Se l’America e l’Europa adesso appoggiano la fine della massima pressione tentata dall’Amministrazione Trump non possono trascurare questi dossier, perché di sicuro l’Iran non li trascurerà. Hanno un posto d’onore accanto al nucleare. Altrimenti si tratterebbe la questione del programma atomico come se fosse un tema isolato e quasi soltanto un’ipotesi proiettata nel futuro, mentre il medio oriente è invece teso e in guerra come non mai, dai droni che esplodono nelle raffinerie saudite ai dissidenti uccisi in Libano e in Iraq alle milizie che si addestrano in Siria alle navi sabotate in navigazione nel Golfo e nel Mediterraneo orientale.