editoriali
I nazionalisti polacchi si prendono a calci
Il governo litiga sul Recovery e ne ritarda il voto. Le vie dell’opposizione
Come se non bastassero i giudici costituzionali di Karlsruhe in Germania, il Recovery fund è ostaggio dei conflitti interni alla coalizione di partiti nazionalisti al governo in Polonia. Il Parlamento di Varsavia ieri ha rinviato il dibattito e il voto sulla ratifica della “decisione sulle risorse proprie” dell’Ue, lo strumento legale che permette alla Commissione di andare sui mercati per finanziare il Recovery fund. Il Partito Legge e Giustizia (PiS) del premier Mateusz Morawiecki e del leader de facto Jaroslaw Kaczynski è favorevole.
La Polonia è tra i principali beneficiari con 58 miliardi di euro. Ma il ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, che guida il partito Polonia Solidale, si oppone perché non vuole farsi carico dei debiti di altri paesi e contesta la condizionalità sullo stato di diritto.
La decisione di rinviare il dibattito in Parlamento dimostra che il governo non ha i voti per la ratifica. La scorsa settimana Kaczynski ha avvertito che la coalizione potrebbe saltare provocando elezioni anticipate. Fonti del governo ora assicurano che la ratifica avverrà entro fine mese perché tutti i partiti della coalizione, in forte calo nei sondaggi, hanno da rimetterci in caso di voto contrario.
Il ministro delle Finanze, Tadeusz Koscinski, ha avvertito che sarebbe “suicida” non approvare il Recovery fund. Ma Ziobro ha rincarato i suoi attacchi accusando Morawiecki di aver ceduto “al diktat di Bruxelles e Berlino” e di avere una visione diversa del “futuro della Polonia”.
L’opposizione proeuropea non intende volare in soccorso del PiS, che usa i fondi dell’Ue per le sue clientele elettorali nell’est della Polonia. Vuole prima garanzie su come saranno spesi i fondi del Recovery. Ma farebbe bene a mettere un’altra condizione: andare a elezioni subito dopo la ratifica per permettere ai polacchi di liberarsi degli effetti nefasti dei nazionalisti.