editoriali
Putin sanziona Sassoli
Mosca segue la Cina, adesso da parte dell’Ue ci vuole una risposta all’altezza
Vladimir Putin si è lanciato in un’altra escalation nel suo scontro con l’Unione europea con la decisione adottata ieri di sanzionare otto personalità europee, tra cui il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e la vicepresidente della Commissione, Vera Jourová, in risposta alle misure restrittive adottate dai 27 contro sei funzionari russi per il caso Navalny. Il gioco non è più quello delle espulsioni reciproche di diplomatici e spie, come accaduto negli ultimi giorni con la Repubblica ceca dopo le rivelazioni sul ruolo dei servizi russi nell’esplosione di un deposito di armi nel 2014. Le contro-sanzioni di Putin questa volta sono eminentemente politiche. Sassoli è il presidente di un Parlamento ormai quasi unanime sulla necessità di tenere la linea dura con Mosca. Jourová è responsabile dei valori e una voce autorevole su democrazia e diritti umani.
La lista nera comprende Jörg Raupach, il capo della procura di Berlino, che aveva scoperto il ruolo della Russia nell’assassinio di un dissidente ceceno nel 2019 nella capitale tedesca. C’è anche Asa Scott, il direttore del laboratorio in Svezia, che ha certificato l’uso del Novichok nell’avvelenamento di Navalny. Putin ha deciso di seguire la strada della Cina, che a marzo aveva scelto come bersagli parlamentari e ambasciatori dell’Ue e dei suoi stati membri. A ciò si aggiungono gli assassinii sul territorio europeo, i cyber attacchi, la disinformazione, l’umiliazione di Josep Borrell, oltre alle minacce all’Ucraina. Le condanne retoriche e le sanzioni simboliche non sono più sufficienti. Occorre colpire gli interessi del regime: gli oligarchi del Cremlino, i conglomerati economici della cleptocrazia putiniana e Nord Stream 2. Se l’Ue vuole essere una forza geopolitica, la risposta deve essere all’altezza.