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editoriali

Mettete vaccini nei vostri kalashnikov

Redazione

Se Putin vuole che Sputik sia affidabile come il fucile, imparasse a produrlo

In Russia è stato registrato lo Sputnik light, si chiama light anche in russo, che sarebbe lo Sputnik V ma con una dose sola, simile al vaccino contro il coronavirus Johnson & Johnson. Il presidente russo Vladimir Putin lo aveva annunciato già qualche mese fa, ma ora è disponibile per tutti coloro che vorranno farsi vaccinare, che in Russia non sono molti. Putin durante una videoconferenza con la vicepremier Tatyana Golikova ha detto che i vaccini russi sono aggiornati, sono sicuri e per dare l’idea dell’aggiornamento e della sicurezza  dei farmaci russi che dovrebbero non soltanto invogliare i russi a immunizzarsi ma anche gli altri paesi ad acquistarli, ha detto che sono affidabili “come un kalashnikov”. Il fucile d’assalto  ha fatto storia, è sicuramente un prodotto che ha avuto molto successo, ma il paragone tra il vaccino e il kalashnikov è suonato un po’ stridente.

A dirla tutta la metafora non è neppure sua, è di un medico austriaco. Ma il presidente russo l’ha scelta perché evidentemente l’ha ritenuta la più adatta per rappresentare la qualità dei suoi vaccini, incluso il nuovo arrivato. Il presidente ha voluto  rispolverare quella retorica che l’ha reso  popolare ai suoi inizi, come quando urlava di voler stanare i ceceni anche nei cessi, ma che risulta non tanto sconveniente quanto inadatta se si parla di vaccini. Putin ha dichiarato subito  di voler vincere la guerra sui vaccini, ma per vincerla ci vogliono vaccini buoni e non  kalashnikov. Per vincerla bisogna avere la capacità di produrre i vaccini, come l’Unione sovietica produceva   kalashnikov. Bisogna sapersi adattare al tipo di guerra che si vuole vincere e questa si vince facendo in modo che i russi e gli altri paesi si fidino del tuo farmaco perché immunizza e in prospettiva salva vite. Ogni periodo ha la sua guerra, ogni guerra ha le sue armi e in questa non sono i kalashnikov a contare. La pandemia ha regalato a Putin l’appellativo di nonno nel bunker, forse per la sua presidenza sarebbe meglio uscire dal bunker, sicuramente gli servirebbe per capire la differenza tra un vaccino e un fucile.

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