Al Global Health Summit il team Europa a Roma dice al resto del mondo: esportate vaccini

Micol Flammini

Draghi annuncia che l’Italia donerà 15 milioni di dosi. Gli obiettivi di solidarietà per l’immunità globale. I 16 punti e i brevetti

È stato un primo passo, ha detto Mario Draghi in conclusione del Global Health Summit ospitato dal governo italiano a Roma. Il primo risultato dell’incontro è stata la dichiarazione di Roma in sedici punti che servirà a correggere gli errori fatti durante la pandemia e a rimettere al centro delle relazioni internazionali il multilateralismo, che costituisce, a detta della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, presente a Roma, il filo rosso, “anzi d’oro”, di tutta la dichiarazione. Al di là delle promesse che legano i paesi del G20 e rimette al centro dell’attenzione le organizzazioni multilaterali, Wto e Who, sono gli impegni concreti che devono fare la differenza e che rispondono a un paradigma su cui ha insistito il presidente del Consiglio: “Non bisogna lasciare che la disuguaglianza sui vaccini porti a una maggiore disuguaglianza di reddito”. L’obiettivo è aumentare le vaccinazioni in giro per il mondo, finora sono state somministrate 1,5 miliardi di dosi in oltre 180 paesi. Solo lo 0,3 per cento in paesi a basso reddito, l’85 per cento negli stati più ricchi.  Gli impegni sono seri, la presidente della Commissione ha annunciato due iniziative importanti, una di effetto immediato oltre ai cento milioni di dosi già donate dall’Ue.

 


Le aziende farmaceutiche, ha detto von der Leyen,  forniranno a prezzo di costo 1,3 miliardi di dosi quest’anno e  1,3 nel 2022. Gran parte dello sforzo sarà sostenuto da Pfizer, il resto sarà diviso tra Moderna e Johnson & Johnson. L’obiettivo a lungo termine riguarda invece  la creazione di hub di produzione, per cui ci sarà la collaborazione delle aziende farmaceutiche per condividere le conoscenze. “Bisogna portare in Africa la tecnologia mRna”, ha detto Ursula von der Leyen. Anche l’Italia ha preso impegni concreti  e Draghi ha  annunciato la donazione di 15 milioni di dosi, di 300 milioni di euro per i vaccini e altri 200 per iniziative legate a clima e salute. 

 

  
Per Draghi, l’obiettivo del summit era capire dagli errori, ma l’obiettivo di tutta l’Unione europea che si fa promotrice delle promesse era anche quella di rilanciarsi come garante di multilateralismo e  solidarietà. Finora l’Ue ha esportato il 50 per cento delle dosi prodotte ma la sua immagine  ha rischiato di uscire sbiadita  dopo il rifiuto di appoggiare la spinta degli Stati Uniti per la rinuncia ai brevetti, argomento che continua a dividere gli europei. E su cui neppure Draghi e von der Leyen  sono d’accordo ma hanno trovato un punto di incontro iniziale sulla necessità di lavorare all’interno  dell’accordo Trips, il trattato internazionale promosso dall’Organizzazione mondiale del commercio. 

 
La forza della dichiarazione di Roma,  secondo il presidente del Consiglio, viene dalla “sincerità”, dalla volontà di correggere quella tendenza a “incurvarsi su se stessi”, tipica della prima fase della pandemia. La dichiarazione dei membri del G20, che non ha la forza di un trattato, ma che  i due leader in conferenza stampa hanno definito “storica”, ha al suo interno anche promesse dettagliate sulle filiere aperte, che coinvolgono anche gli Stati Uniti, e che elimineranno i blocchi su componenti e materiali. 

 

 
L’Ue vede avvicinarsi la fine della pandemia, ha detto Draghi, ma le promesse e gli impegni tenuti assieme dal filo dorato del multilateralismo sembrano anche la ricostruzione di un mondo che torna a credere nella cooperazione. Con una differenza: l’Unione europea ora vuole essere centrale. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)