Editoriali
L'Ue fa sul serio con il regime bielorusso
Quarto giro di sanzioni coordinate con gli alleati contro le “palesi violazioni”
L’Unione europea ha finalmente deciso di fare sul serio con il regime di Alexander Lukashenka in Bielorussia. I ministri degli Esteri dei 27 hanno adottato il quarto pacchetto di misure restrittive contro funzionari e imprese del regime, in risposta alla repressione contro l’opposizione e il dirottamento in maggio del volo Ryanair per arrestare il giornalista Roman Protasevich. Nella lista nera sono stati inseriti 76 individui (compresi il figlio e la nuora di Lukashenka) e quattro entità. La mossa è stata coordinata con Stati Uniti, Regno Unito e Canada, che a loro volta hanno adottato nuove sanzioni. La Bielorussia si sta trasformando in un esperimento della capacità dell’occidente di lavorare insieme contro i regimi autoritari. “Siamo uniti per imporre costi al regime per le sue palesi violazioni degli impegni internazionali”, hanno detto i quattro in un comunicato.
E i costi sono destinati ad aumentare. Nei prossimi giorni l’Ue adotterà sanzioni economiche mirate per colpire alcuni settori vitali per il regime di Lukashenka: divieto di importazione di fertilizzanti di potassio, di tabacco, e di alcuni prodotti petroliferi; interdizione di prestiti allo stato o a istituzioni finanziarie pubbliche; stretta su altri prodotti finanziari; rafforzamento dell’embargo sulle armi; stop alle esportazioni di materiale che potrebbe essere usato per spiare l’opposizione. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha svelato che la leader dell'opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, ha chiesto sanzioni ancora più dure e consegnato una lista di altre imprese bielorusse da colpire. Secondo Borrell, le misure restrittive “possono aiutare, altrimenti non le avremmo adottate”. Ma perché, allora, i 27 hanno atteso dieci mesi prima di fare sul serio con Lukashenka? Se davvero vuole essere un attore geopolitico, l’Ue deve imparare a essere più rapida e incisiva con le sue sanzioni.