Editoriali
Il pugno teso di Putin
Ennesima intimidazione internazionale, questa volta nel mar Nero
Ieri è successo un incidente militare bizzarro nel Mar Nero: i russi dicono di avere sparato colpi d’avvertimento contro una nave da guerra britannica e di aver mandato aerei a sganciare bombe in acqua nelle sue vicinanze per costringerla a cambiare rotta perché era “in acque russe”; gli inglesi dicono che non è successo nulla e che erano nelle acque della Crimea, che come la maggior parte della comunità internazionale considerano acque dell’Ucraina. Un giornalista della Bbc che era a bordo dice che in effetti c’è stata tensione, anche se non ha visto bombe lanciate in acqua. È raro vedere i russi esagerare e gonfiare un fatto, di solito loro sono quelli che minimizzano perché intraprendono operazioni spregiudicate e poi devono in qualche modo rimediare – vedi l’abbattimento dell’aereo passeggeri MH17 o l’avvelenamento di oppositori.
La Russia nega e spera che tutti dimentichino in fretta. Invece in questo caso ha voluto creare un caso, perché è funzionale a una sua linea politico-militare precisa: non vuole unità della Nato nel Mar Nero. Vuole creare una tensione continua in modo che la navigazione di unità militari non russe in quel tratto di mare diventi un rischio, un azzardo, un problema evitabile. Fa parte della campagna per indebolire l’Ucraina, che prende anche le fattezze aggressive di queste intimidazioni. Ad aprile i russi hanno ammassato truppe e mezzi sul confine come se stessero per invadere, salvo poi ritirarli – come se fosse stato un avvertimento minaccioso. La Russia si comporta come se esistesse ancora il Patto di Varsavia, ma molti dei paesi membri del blocco sovietico sono felicemente passati all’occidente fin dagli anni Novanta, quando a Mosca si faceva la coda per il pane. Agire in modo aggressivo per far dimenticare quella fase e rivendicare pretese territoriali smentite dalla legge internazionale è un azzardo.