Editoriali
Il capitale verde di Francia
Gli Ecolò devono scegliere il proprio candidato e stanno litigando molto
Due anni fa, le elezioni europee furono il momento di gloria di Yannick Jadot, capolista di Europe Ecologie Les Verts (Eelv), che raccolse il 13,5 per cento e garantì al suo partito di essere la prima forza politica di sinistra all’Europarlamento. Lo scorso anno, in occasione delle elezioni comunali, l’ondata verde ricoprì tutta la Francia grazie a un’ottima campagna elettorale e a una serie di alleanze locali con i socialisti. Alcuni osservatori, dopo i due successi consecutivi, dissero che i Verdi avevano passato la prova di maturità, che non erano più il partito litigioso di un tempo e si sarebbero compattati attorno a un unico candidato per il grande salto delle presidenziali. Troppo ottimisti.
A settembre ci saranno infatti le primarie interne di Eelv, e ci sono già le premesse per dire che sarà una guerra spietata, come da tradizione. In tutto ci sono cinque candidati: tre uomini, Yannick Jadot, Eric Piolle e Jean-Marc Governatori, e due donne, Sandrine Rousseau e Delphine Batho, ognuno con le proprie idee e la convinzione di essere il candidato perfetto per rovinare la finale annunciata Macron-Le Pen. I favoriti per vincere le primarie sono Jadot e Piolle: il primo difende un’ecologia liberale, aperta all’economia di mercato, il secondo ha una visione più settaria. Entrambi non perdono occasione per punzecchiarsi, tanto che il magazine Challenges parla di “malattia cronica dei Verdi”: una volta si scontravano Hulot e Joly, poi è toccato a Duflot contro Rugy, e ora a Jadot e Piolle. Il segretario nazionale di Eelv, Julien Bayou, ha assicurato che, nonostante i profili differenti, “la base è comune”. Ma l’impressione è che ci siano troppi galli nel pollaio verde e che anche questa volta gli ecologisti potrebbero sprecare quanto di buono raccolto dal 2019 a oggi.