editoriali
Fuori le dosi dai frigoriferi europei
Sulle donazioni l’Ue è in ritardo, bisogna accelerare per uscire dalla pandemia
La Francia ieri ha annunciato che tutte le dosi di AstraZeneca che riceverà nelle prossime settimane saranno donate ai paesi a basso e medio reddito per contribuire alla vaccinazione globale. L’iniziativa è più che opportuna, nel momento in cui l’Unione europea sta accumulando un ritardo colpevole nel mantenere la promessa di donare almeno 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno. L’obiettivo era stato annunciato al Global Health Summit di Roma e confermato al Consiglio europeo di maggio. Ma, secondo un documento interno della Commissione di cui Il Foglio è entrato in possesso, gli stati membri non sembrano considerare la donazione di vaccini come priorità, malgrado la variante Delta stia provocando catastrofi sanitarie in paesi vicinissimi come la Tunisia. La contabilità al 13 di luglio sul cosiddetto “meccanismo di condivisione dei vaccini” dell’Ue è sconfortante: 25 stati membri hanno annunciato che doneranno 160 milioni di dosi, ma finora sono state effettivamente consegnate meno di 4 milioni.
La Francia, il paese che ha promesso di donare di più (60 milioni), è l’unico grande ad aver iniziato a consegnare i suoi vaccini. Fino alla scorsa settimana, la Commissione non aveva registrato alcuna consegna da Germania (che ha promesso 33 milioni di dosi), Spagna (22,5 milioni) e Italia (15 milioni). Le richieste non mancano. L’Ucraina ha chiesto alla Commissione 5 milioni di dosi e ne ha ricevute 600 mila, il Nepal 37 milioni e ha ricevuto zero. Il grande beneficiario dovrebbe essere Covax, che però ha ottenuto solo 800 mila dosi dalla Francia e 700 mila dalla Svezia. E’ vero che l’Ue è il principale finanziatore di Covax e che a differenza degli Stati Uniti ha continuato a esportare la sua produzione. Ma lasciare i vaccini scadere in frigorifero significa privarsi di uno strumento per riprendere il controllo sulla pandemia a livello globale e per affermare la propria influenza geopolitica.