Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP

Editoriali

La sòla Sputnik V

Redazione

Le dosi promesse da Mosca non arrivano e la lista degli scontenti si allunga

I paesi che più avevano puntato sulla diplomazia dei vaccini, nella seconda fase della pandemia stanno avendo parecchi problemi. Dei vaccini cinesi non è stata mai chiarita la loro efficacia, soprattutto contro la variante Delta del virus Sars-CoV-2. Ma la crisi di reputazione peggiore la sta vivendo lo Sputnik V russo, che ha perso la corsa all’influenza politica globale.

 

Il problema non riguarda nemmeno più la sua efficacia, piuttosto le promesse non mantenute: all’inizio dell’anno Mosca aveva annunciato al mondo di poter produrre 700 milioni di dosi entro il 2021 da consegnare ai paesi che ne facessero richiesta, ma già da qualche settimana la lista di chi protesta contro la Russia per la mancata consegna si sta allungando. In America latina Messico, Bolivia, Guatemala, Honduras stanno aspettando milioni di dosi di Sputnik V, ordinate e mai consegnate. In Argentina (in attesa di 18,5 milioni di dosi) il governo di Alberto Fernández ha fatto sapere di essere pronto a stralciare il contratto con Mosca. In Africa la situazione è simile: in Angola, per esempio, la Russia avrebbe dovuto consegnare 12 milioni di dosi ma a oggi ne sono arrivate 40 mila. La situazione peggiore è quella in Iran, paese che si era affidato quasi completamente a Sputnik: su 60 milioni di dosi ordinate ne sono arrivate poco meno di un milione.

 

Il fatto è che la produzione di Sputnik, sia in Russia sia all’estero, è minore rispetto a quanto programmato dalle autorità. Inoltre, con l’introduzione di alcuni divieti per non vaccinati in Russia le richieste di vaccino tra la popolazione stanno aumentando (a oggi poco più del 15 per cento ha ricevuto almeno la prima dose). La “potenza responsabile” che voleva fare concorrenza all’America e all’Ue nel supporto ai paesi in via di sviluppo ha costruito unilateralmente una competizione che poi ha anche perso. A rimetterci saranno soprattutto i cittadini dei paesi che avevano creduto alle promesse di  Mosca e sono rimasti senza dosi.

 

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