Editoriali
Ikram Nzihi è libera
La studentessa che aveva “offeso l’islam”, incarcerata da giugno in Marocco, è stata rilasciata. Riguarda anche Kabul
"Da Marrakech vi do una bellissima notizia. A breve Ikram Nzihi, incarcerata da giugno in Marocco, sarà liberata”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Amendola, ha annunciato la liberazione della studentessa italo-marocchina da due mesi in un carcere nel suo paese. La sua “colpa”? Aver condiviso su Facebook una satira del Corano. Quando rientrò a Marrakesh, Ikram venne subito arrestata e condannata a tre anni e mezzo di carcere per “offesa all’islam”. Il governo italiano si è dunque mosso bene per ottenere giustizia. Perché non c’è nulla di più ingiusto che incarcerare una persona per aver commesso uno “psicoreato”. E riguarda anche quel che succede a Kabul, dove i talebani hanno assassinato un comico perché li aveva derisi.
Sul settimanale Point il romanziere algerino Kamel Daoud, colpito da una fatwa e che in Italia ha pubblicato “Il caso Meursault” (Bompiani), ha appena scritto: “Di un sogno di sicurezza e democrazia, al di là di un aeroporto allestito per le evacuazioni, restano solo quelli che ci hanno creduto e che pagheranno e quelli che non ci hanno mai creduto e che rivendicheranno la vittoria. La conseguenza peggiore è che l’islamismo più radicale e mostruoso ha vinto e ora ha preso possesso del paese. Così si prenderà la sua rivincita: sull’occidente, sulle élite locali assimilate al sogno dell’occidente, sulle popolazioni ‘tiepide’ sulla scala del fervore”.
Se non comprendiamo che proteggere e far progredire – specie in un paese tradizionalmente moderato come il Marocco, ma in generale nel mondo islamico – il diritto alla libertà di espressione e di coscienza non ci saranno regole d’ingaggio che tengano e che possano portarci a sconfiggere il “mostro” evocato da Daoud.
Dalle piazze ai palazzi