editoriali
L'Ue non vuole i rifugiati afghani
Non c’è un piano né c’è una strategia. La lezione del 2015 non è stata appresa
Sei anni dopo la crisi dei rifugiati dalla Siria l’Unione europea non è pronta a una potenziale emergenza migratoria dall’Afghanistan a causa delle divisioni politiche tra i 27 e dell’illusione di potersi trasformare in una fortezza. I ministri dell’Interno dell’Ue ieri hanno tenuto una riunione di emergenza per discutere delle ripercussioni della disfatta afghana. Il problema non sono le poche migliaia di collaboratori afghani evacuati o lasciati indietro, ma la mancanza di un piano per far fronte a un’ondata di rifugiati analoga a quella dalla Siria del 2015. L’Unhcr stima che 500 mila afghani potrebbero lasciare il paese entro la fine dell’anno. In una riunione a porte chiuse al Parlamento europeo, l’Alto rappresentante Josep Borrell ha indicato una cifra molto più alta: fino a un terzo dei 38 milioni di abitanti potrebbe voler scappare dai talebani. Nell’Ue “sei anni dopo siamo meno preparati per affrontare questo problema rispetto al 2015”, ha ammesso il ministro dell’Interno del Lussemburgo, Jean Asselborn. I suoi colleghi non sono riusciti a mettersi d’accordo nemmeno sui corridoi umanitari per chi non è stato evacuato. I negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo, malgrado non sia la panacea, sono in stallo.
Per Asselborn, “è terribile da dire” ma la realtà è che nell’Ue “non vogliamo più saperne di dare protezione ai bambini, alle donne, ai giudici, ai giornalisti, ai difensori dei diritti umani che devono fuggire dall’Afghanistan perché rischiano la loro vita”. L’unico punto su cui c’è consenso tra i 27 è tenere i rifugiati afghani “il più vicino possibile al problema”, secondo lo slogan del vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas. Tradotto: il più lontano possibile, con aiuti finanziari a Pakistan e Iran e la costruzione di muri attorno all’Ue, dimenticando gli obblighi della Convenzione di Ginevra. La lezione del 2015 non è stata imparata: se l’ondata supera i muri, è tutta l’Ue che rischia di venire giù.