L'avvertimento
Von der Leyen reagisce al primo atto della Polexit
"Useremo tutti i poteri che abbiamo in base ai trattati per garantire i princìpi fondanti dell'ordinamento giuridico dell'Ue", dice la presidente della Commissione, dopo lo strappo della Corte costituzionale di Varsavia
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto che “userà tutti i poteri” che sono a sua disposizione affinché la Polonia rispetti le leggi dell’Ue. La Corte costituzionale polacca ha infatti stabilito che Varsavia non riconosce la primazia del diritto europeo. "Sono profondamente preoccupata per la sentenza di ieri", ha dichiarato von der Leyen in una nota. “Ho incaricato i servizi della Commissione di analizzarla in modo completo e rapido. Su questa base, decideremo i prossimi passi”. Von der Leyen non ha precisato quali potrebbero essere i passi da intraprendere, ma ha aggiunto: “Sosterremo i princìpi fondanti dell'ordinamento giuridico della nostra Unione europea. I nostri 450 milioni di europei si affidano a questo. Useremo tutti i poteri che abbiamo in base ai trattati per garantire questo”.
Il Tribunale costituzionale polacco ieri ha messo la Polonia sulla strada della Polexit. In una sentenza che non ha precedenti nell'Unione europea, i giudici di Varsavia hanno stabilito che gli articoli 1 e 19 del trattato sono incompatibili con la Costituzione della Polonia. Il primo è quello istitutivo dell'Ue come unione sempre più stretta. Il secondo riguarda la Corte di giustizia dell'Ue, le sue competenze e le sue prerogative, ma anche gli obblighi per gli stati membri di stabilire “i rimedi giurisdizionali necessari per assicurare una tutela giurisdizionale effettiva nei settori disciplinati dal diritto dell'Unione”. Al di là delle finezze delle motivazioni, la Corte costituzionale non riconosce la primazia del diritto dell'Ue su quello nazionale. “La primazia della legge costituzionale sulle altre fonti del diritto risulta direttamente dalla Costituzione della Repubblica di Polonia”, ha detto il portavoce del governo nazionalista di Mateusz Morawiecki. Tuttavia la portata della sentenza non è solo giuridica, ma istituzionale e politica.
Che cosa dice la sentenza del Tribunale costituzionale polacco? L'articolo 1 insieme all'articolo 4 del trattato hanno tre conseguenze: primo, le istituzioni dell'Ue agiscono oltre i limiti di competenze trasferite dalla Repubblica di Polonia; secondo, a causa del trattato Ue, la Costituzione polacca non è più la legge suprema della Polonia e non ha precedenza in termini di forza vincolante e applicazione; terzo, la Repubblica polacca non può funzionare come stato democratico e sovrano. Di conseguenza l'articolo 1 del trattato Ue è “incoerente con l'articolo 2, l'articolo 8 e l'articolo 90 della Costituzione della Repubblica polacca”. Quanto all'articolo 19 del trattato dell'Ue, viola un'altra serie di articoli (2, 7, 8, 90, 178 e 190 della Costituzione polacca) perché afferma la supremazia del diritto europeo su tribunali e parlamento della Polonia. Una parte del dispositivo è dedicato alla riforma della giustizia introdotta dal governo nazionalista di Varsavia e le sentenze della Corte di giustizia dell'Ue che hanno ordinato alla Polonia di disapplicarla perché vìola l'indipendenza dei giudici.
Il caso polacco va ben oltre i conflitti tra Corte costituzionale tedesca e la Corte di giustizia dell'Ue sulle competenze reciproche in alcuni settori. In Polonia era stato lo stesso primo ministro Morawiecki a presentare il ricorso davanti al Tribunale costituzionale, riempita di fedelissimi del partito Legge e giustizia (PiS), per far dichiarare illegittime le decisioni della Corte di giustizia dell'Ue sulla riforma del sistema giudiziario, che mette in pericolo la sua indipendenza. La Commissione aveva cercato di convincere Morawiecki a ritirare il ricorso, bloccando l'approvazione del piano di Recovery polacco e aprendo procedure di infrazione. Il Tribunale costituzionale aveva rinviato più volte la sentenza. Alla fine il regime del PiS ha deciso di alzare la posta. La sentenza di ieri in sostanza dice che l'appartenenza all'Ue e la firma del trattato non equivalgono a un trasferimento di sovranità. Di fatto è una Polexit. Come spiega in un editoriale il Foglio, la Commissione e gli altri stati membri devono trarne tutte le conseguenze politiche e finanziarie: se la Polonia non riconosce il trattato, non può far parte dell'Ue.
La Commissione ieri ha reagito con il solito frasario diplomatico alla sentenza del Tribunale costituzionale polacco. “Serie preoccupazioni”, si legge in una nota: “La Commissione conferma e riafferma i principi fondanti dell'ordine giuridico dell'Ue, in particolare che il diritto dell'Ue ha la primazia sulla legge nazionale, incluse le disposizioni costituzionali” e che “tutte le sentenze della Corte europea di giustizia sono vincolanti per tutte le autorità degli stati membri, incluse le corti nazionali”. Il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, ha promesso di “reagire in breve tempo”. Sull'ipotesi di Polexit, Reynders ha spiegato che “non è una giurisdizione costituzionale che decide l'evoluzione del paese”. Eppure il Partito popolare europeo parla esplicitamente di uscita dall'Ue. “Dichiarando che i trattati dell'Ue sono incompatibili con il diritto polacco, il Tribunale costituzionale illegittimo in Polonia ha messo il paese sulla strada della Polexit”, ha detto l'eurodeputato del Ppe, Jeroen Lenaers. La sentenza in Polonia “non può rimanere senza conseguenze”, ha avvertito il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.
La prima conseguenza dovrebbe essere il blocco delle risorse del Recovery fund destinate alla Polonia. L'indipendenza della giustizia e il ricorso di Morawiecki davanti al Tribunale costituzionale polacco sono stati al centro del braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia sul piano nazionale di ripresa e resilienza. Tra prestiti e sovvenzioni, il Recovery vale 46 miliardi di euro per la Polonia. Reynders ha ricordato che presto la Commissione dovrebbe attivare anche il meccanismo di condizionalità che permette di bloccare gli altri fondi dell'Ue ai paesi che non rispettano i principi fondamentali. “Continueremo a usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per far rispettare questi principi, perché al cuore dell'Ue ci sono la protezione dei cittadini, la protezione del mercato interno e di tutti i diversi attori che operano nell'Ue”, ha spiegato il commissario. “Nessuno stato membro può mettere da parte il diritto europeo e continuare a trarre beneficio dall'Ue”, ha avvertito la presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici, Iratxe Garcia.
Dalle piazze ai palazzi