editoriali
Altri mattoni per la Fortezza europea
Gli stati vogliono che l’Ue legalizzi i respingimenti, formalizzando un dato di fatto
In una lettera firmata da 12 paesi membri si chiede all’Ue di “adattarsi alle nuove realtà” e di capire che l’unico “modo efficace” per fermare l’immigrazione illegale è quello di costruire muri attorno ai suoi confini. In effetti il documento usa termini più gentili e parla di “barriere fisiche”, che sono necessarie perché la sola “sorveglianza delle frontiere non basta e non può impedire alle persone di sconfinare illegalmente”. Insomma, va bene spendere 20 miliardi di euro in sette anni per Frontex, con i droni, gli aerei e tutto il resto, ma i migranti arrivano lo stesso, lamentano Grecia, Cipro, Austria, Bulgaria, Slovacchia, Danimarca, Repubblica ceca, Lituania, Lettonia, Estonia, Ungheria e Polonia.
Le richieste all’Ue sono due: la prima – ovviamente – sono altri soldi, dato che “le barriere fisiche” non si costruiscono da sole; la seconda è che Bruxelles legalizzi i respingimenti, adegui le sue norme e la smetta di negare l’evidenza: l’Europa è già piena di muri e quindi – eccolo il messaggio subliminale della lettera – è meglio metterlo nero su bianco.
È quest’ultimo aspetto il più preoccupante, perché non è una semplice provocazione bensì una constatazione: la fortezza Europa si estende già dalla Spagna alla Grecia e alla Bulgaria, e poi fino a nord, in Slovenia, Ungheria e Lituania, passando per la Polonia.
In molti paesi d’Europa l’interpretazione di Schengen in modo restrittivo è già oggi una realtà. E lo è proprio per il liberi tutti già avallato in tema di immigrazione dall’Ue, che se da una parte dice no alle richieste dei 12 (“Non con i nostri soldi”, ha detto la Commissione), dall’altra è impantanata in discussioni vane per un Migration Pact che non piace al nord come al sud dell’Ue. Se fino a qualche mese fa i commissari europei rincorrevano i ministri greci per stringergli la mano nonostante i loro respingimenti illegali dei migranti, oggi avranno ben poco da sorprendersi se qualcuno chiede loro di formalizzare in termini economici e giuridici quelle pacche sulle spalle. È così che oggi in Europa sull’immigrazione regna sovrana l’anarchia.