le parole del ministro Spahn
La Germania affronta la quarta ondata di Covid con il green pass all'italiana
Aumentano i contagi in un paese in cui il tasso di immunizzazione è ancora basso. "È una pandemia di non vaccinati", dice il ministro della Salute. Ora l'ipotesi della certificazione verde per spingere le prime dosi si fa concreta
Un anno fa Jens Spahn era il ministro più popolare della Germania, forte di una gestione impeccabile della prima ondata di pandemia. Oggi invece il paese è all'alba della quarta, l'alleato più forte - i vaccini - non è stato sfruttato al meglio e lo stesso ministro della Salute fa mea culpa: "Se certe mie dichiarazioni sono state fraintese e parte della popolazione pensa che l'emergenza sanitaria sia alle spalle", ha detto Spahn in conferenza stampa, "allora è giusto fare autocritica. Non sono stato abbastanza chiaro, vogliamo sottolinearlo ancora una volta: la pandemia non è finita. E ora interessa soprattutto i non vaccinati. Dunque è necessario prendere tutte le precauzioni necessarie".
Per la Germania significa essenzialmente due cose: spingere sulla campagna di vaccinazione e adottare il green pass all'italiana. I numeri infatti non sono buoni. Il paese è tornato a fare i conti con picchi di 30.000 nuovi contagi al giorno, mentre il tasso di immunità della popolazione si è congelato a quota 68 per cento da oltre due settimane: non è fra i più bassi dell'Unione europea, ma è comunque distante 10 punti da quello dell'Italia e 20 da quello del Portogallo. Il paese, ha detto il ministro, "sta fronteggiando una massiccia pandemia di non vaccinati" e "in alcune regioni della Germania i letti in terapia intensiva cominciano a scarseggiare di nuovo".
A questa nuova ondata, che mercoledì ha fatto contare 194 decessi in un giorno, il governo risponderà con nuove restrizioni e misure per favorire i vaccini. Già da metà ottobre i test antigenici non sono più gratuiti e da lunedì scorso i non vaccinati che devono stare in quarantena non ricevono più risarcimenti per la perdita dello stipendio. Il prossimo passo è aumentare i controlli: "L'ho notato in occasione del G20 a Roma", ha ammesso il ministro. "Ho dovuto esibire il pass vaccinale più spesso in un giorno lì che in quattro settimane qui. Se cambiamo approccio, magari anche con delle multe, il segnale diventa chiaro per tutta la popolazione".
Che il rigido modello italiano, inizialmente visto con scetticismo da molte democrazie occidentali, stia diventando un esempio virtuoso lo si vede in tutta Europa. Il green pass sul lavoro è ormai obbligatorio anche in Austria. Il Regno unito, l'Olanda e la Romania ci stanno pensando. La Germania non vuole più aspettare.