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editoriali

Una buona agenda Scholz

Redazione

Sì: la transizione climatica può aiutare l’Europa a proteggere gli Eurobond

Eurobond benedetti dalla Germania per il risanamento ambientale, dopo quelli del Next Generation Eu post pandemia? E’ la proposta del futuro cancelliere Olaf Scholz, oggetto di trattative con liberali, verdi e socialdemocratici, il partito di Scholz. Che da ministro del Tesoro di Angela Merkel si era opposto alla mutualizzazione del debito. La Germania come altri paesi sta già emettendo green bund e appoggia quelli della Commissione Ue della tedesca Ursula von der Leyen nel quadro del Recovery plan. La differenza è che i futuri titoli, denominati Climate bond, verrebbero anch’essi affidati alla Commissione, servirebbero a finanziare per 100 miliardi nel solo 2022 il Fondo speciale per l’energia e il clima (Efk) presentato alla Cop26 di Glasgow, mentre i proventi sarebbero distribuiti a ogni paese Ue in base alla dimensione, e non in forma asimmetrica come per il Recovery. Anche la durata sarebbe più lunga, almeno al 2058.

Già da ministro Scholz aveva autorizzato nuovo debito federale per 370 miliardi, derogando alla linea rigorista ma attivando il “freno” costituzionale, cioè la copertura con tagli selettivi di spese senza aumentare le tasse. Però le cose cambiano. E le domande sono: la transizione climatica – che vuol dire anche una imponente modernizzazione tecnologica e produttiva – farà crollare il tabù degli Eurobond, rendendoli uno strumento usuale nella Ue? E quali garanzie saranno richieste agli altri perché i bond climatici, come quelli del Recovery, non vengano spesi per finanza allegra (la Germania può attingere ad alternative interne, altri tra cui l’Italia no)? Le risposte sono ovvie. E cioè ci sarà sempre più mutualizzazione del debito europeo per obiettivi: oggi il Covid e il clima, forse domani un’infrastruttura digitale per non dipendere da Cina e Usa. E, due, questo comporterà la progressiva messa in comune di parti rilevanti dei bilanci, spesa pubblica e tasse comprese. Ciò che resta – fantasia, vantaggi e rischi – sarà in mano ai singoli paesi e alle loro mutevoli leadership. Non molto.

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