editoriali
Ursula von der Leyen ha preso l'aereo
Il dibattito green è più necessario del moralismo ecologista sulla presidente della Commissione europea
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è finita in mezzo alle polemiche per aver affittato aerei privati per i suoi spostamenti nell’Unione europea. La prima accusa è arrivata dal Daily Telegraph in piena Cop26. Nello stesso giorno in cui si è saputo che Boris Johnson sarebbe rientrato da Glasgow in aereo invece che in treno (per partecipare a una cena in un club privato), il quotidiano britannico ha raccontato che von der Leyen aveva utilizzato un volo privato per uno spostamento di appena 50 chilometri tra Bratislava e Vienna. Dalla sua entrata in carica von der Leyen ha usato aerei privati per 18 dei 34 viaggi ufficiali. Alcuni tragitti potevano essere fatti in treno, come Bruxelles-Londra per le discussioni con Johnson legate alla Brexit o Bruxelles-Strasburgo per le sessioni del Parlamento europeo.
Diversi giornali europei hanno accusato von der Leyen di incoerenza dato che il Green deal è la priorità del suo mandato. Un volo emette molta più CO2 di altri mezzi di trasporto e ancora di più se è un piccolo aerotaxi. La polemica può apparire gustosa e il viaggio Bratislava-Vienna sarebbe stato meglio farlo in auto. Ma è sbagliato cadere nel populismo moralista climatico. Il presidente della Commissione non ha aerei di stato e funzioni e agenda giustificano voli privati. Non si può accusare von der Leyen di essere rinchiusa nella torre d’avorio della Commissione e poi chiederle di usare Zoom per essere più presente negli stati membri. Le scelte vere nella lotta al cambiamento climatico sono di altra natura. Le famiglie devono pagare di più per riscaldamento e carburante, come propone von der Leyen? Il nucleare deve essere inserito tra le fonti energetiche su cui investire perché compatibili con il Green deal, nonostante l’opposizione della Germania? Sono interrogativi che meritano dibattiti più seri degli aerotaxi di Ursula.