editoriali
Contagi di estrema destra in Germania
Uno studio mostra la correlazione tra vicinanza degli elettori all'AfD e diffusione dei contagi. Sorpresi?
Il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, ha detto che a fine inverno i tedeschi saranno vaccinati (geimpft), guariti (genessen) o morti (gestorben). Tutte e tre le parole in tedesco cominciano con la G, la stessa lettera sulla quale si basa l’attuazione del green pass in Germania, ma nella versione ufficiale, la terza G sta per getesten: testati. Berlino è entrata in piena quarta ondata, lunedì i nuovi casi erano più di ventiseimila, e a soffrire dell’alto numero di ospedalizzazioni sono soprattutto tre Lander: Sassonia, Turingia e Baviera. Fatta eccezione per la Baviera, le altre due regioni sono tra quelle in cui il sostegno per il partito di estrema destra AfD è più alto e si trovano a est del paese.
Lo Spiegel nel fine settimana ha pubblicato i risultati di uno studio tedesco che ha cercato di individuare quali rapporti ci sono tra contagi e politica. La squadra che ha condotto la ricerca viene da Monaco, è composta soprattutto da sociologi, e ha rilevato che: se l’AfD riceve un voto su dieci in un distretto e il doppio in un altro, allora il livello di infezione nelle due zone differisce in media del 22 per cento. Gli esperti hanno cercato anche altre variabili come età della popolazione o vicinanza al confine, ma le variabili sono state via via scartate. I ricercatori non dicono quanta responsabilità abbia direttamente il partito e sottolineano come non tutti gli elettori dell’AfD siano contrari alle restrizioni sul coronavirus e siano No vax, ma il partito è stato tra i più grandi animatori delle proteste durante la pandemia, sempre pronto a denunciare la “dittatura sanitaria”.
Una correlazione simile si trova anche tra i repubblicani americani e il tasso di vaccinazione: gli stati democratici hanno un tasso di vaccinazione più alto, i repubblicani (soprattutto di vocazione trumpiana) più basso. La vaccinazione e l’attitudine a evitare il contagio sono ormai diventati un segno distintivo dei partiti, e per questo la fine della pandemia è anche un problema politico.
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