Semaforo verde
C'è l'accordo per il nuovo governo in Germania
Scholz sarà cancelliere dalla settimana del 6 dicembre, i Liberali avranno il ministero delle Finanze e i Verdi Esteri e un superministero che tiene insieme Economia e Clima
Si doveva evitare la confusione, perché a quella già ci pensa la pandemia di ritorno, e così è stato: l’accordo di coalizione (accessibile con un QR code) della Germania è stato trovato nei tempi stabiliti, le indiscrezioni sono state chirurgiche, zero pettegolezzi, molta urgenza: il governo di sinistra e liberale del prossimo cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz entrerà in funzione dalla settimana del 6 dicembre, e metterà fine alla lunga stagione di Angela Merkel. Che ieri ha tenuto quello che si pensa che sia l’ultimo suo consiglio dei ministri, si è messa in posa per le foto, ha ricevuto in dono una pianta (una cornus controversa Carpe Diem: “Dovremmo piantarne una foresta”, ha detto la ministra dell’Agricoltura che ha consegnato il regalo) e un bouquet colorato direttamente dal suo successore, e sembrava, cosa rara per i leader in uscita, pacificata.
Scholz, con gli sherpa dei Verdi, i Grünen, e con quelli dei Liberali, l’Fdp, è riuscito a scrivere il contratto di coalizione (che ha uno slogan bello: “osare più progresso”) in tempi molto ristretti, se paragonati alle negoziazioni delle scorse legislature. C’era una determinazione politica condivisa a fare bene e in fretta, ma c’erano anche delle premesse complicate: se l’asse tra i socialdemocratici dell’Spd e i Verdi è considerato naturale, quello con i Liberali non lo è affatto. Certo, il leader dell’Fdp, Christian Lindner, era il più deciso di tutti: aveva perso la sua occasione di governo nel 2017, quando era uscito dal negoziato con la Merkel, e se n’era pentito moltissimo. Questa volta non voleva più avere rimorsi, anzi voleva cancellare quelli che lo hanno accompagnato in questi anni. Però il suo nome, che circolava da tempo e che è stato confermato, al ministero delle Finanze (che era stato dello stesso Scholz e che prima di lui era il feudo del tedesco più temuto e detestato d’Europa: Wolfgang Schäuble) aveva fatto tremare tutto il continente. Un falco liberale nel ministero economico più importante e influente d’Europa? Il sud dell’Ue non era proprio d’accordo. E tutti citavano le parole che disse Emmnauel Macron, presidente francese allora neoeletto, nel 2017 quando la Merkel faceva i colloqui di governo con Lindner: se la cancelliera va con i liberali, “io sono morto”.
Ci andrà invece Scholz con i liberali, e Lindner sarà al ministero delle Finanze: bisognerà farsene una ragione, e sperare che l’equilibrio “semaforo” funzioni per tutti quanti noi. Nella divisione dei dicasteri, all’Spd spetta quello che è considerato il ministero “kriptonite” (la definizione l’ha data Tom Nuttall, corrispondente dell’Economist a Berlino): la Sanità. Le lamentele di queste ultime settimane sulla Germania hanno avuto a che fare molto con l’arrivo della quarta ondata, che ha coinciso con questa fase di transizione. Pensare che la Merkel non abbia pensato, valutato, preso decisioni perché era in uscita è un’assurdità piuttosto stupida, ma certo al prossimo inquilino della Sanità (la cui sede istituzionale è a Bonn) toccherà un lavoro di organizzazione e rassicurazione non semplice. Ma sono i due leader dei Verdi i più chiacchierati del momento: lui, Robert Habeck, gran mattatore di questo negoziato con il suo innegabile carisma, prenderà la guida di un superministero che unisce Economia e Clima; lei, Annalena Baerbock, la candidata alla cancelleria che ha deluso un pochino alle elezioni del 26 settembre (anche perché le aspettative erano altissime), sarà ministro degli Esteri, ruolo molto importante e decisivo se si pensa, tra le altre cose, che i Verdi sono l’unico partito di Germania ad aver detto di voler fermare il gasdotto russo Nord Stream 2.
Il contratto. “Il semaforo c’è”, ha detto Scholz presentando l’accordo: i partner di coalizione si guarderanno “negli occhi”, con rispetto reciproco. Nel testo è previsto una unità di crisi per la pandemia, “uno dei compiti più importanti della coalizione”, e l’eliminazione del carbone entro il 2030, con 15 milioni di auto elettriche in circolazione, perché questo “è un compito dell’umanità”. Ci sarà anche un salario minimo a 12 euro e un reddito di cittadinanza, con politiche abitative fatte per frenare l’aumento degli affitti (il limite è posto all’11 per cento in tre anni: ora è al 15 per cento). La nuova coalizione vuole anche abbassare l’età minima di voto e portarla a 16 anni.
Questo articolo è un'anticipazione di Eu Porn, l'inserto a cura di Paola Peduzzi e Micol Flammini, in uscita sul Foglio del 25 novembre.