Editoriali
Il nucleare iraniano è fuori controllo
Il capo dell’Aiea dice che non ci si può più fidare delle informazioni di Teheran
“Siamo vicini al punto in cui non sono più in grado di garantire la continuità delle informazioni” sulle centrali iraniane, ha detto ieri Rafael Grossi, il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica appena tornato da Teheran. Intende dire che ci sono dei buchi nelle informazioni che abbiamo. Le sue parole sono una novità perché Grossi ha sempre usato toni concilianti e si è sempre sforzato di essere ottimista sul programma atomico dell’Iran, e per questo è stato accusato di mostrarsi troppo debole rischiando così di farsi prendere in giro. Ha detto anche che nonostante i suoi “migliori sforzi” i colloqui sono stati “inconcludenti” e che tre siti in Iran hanno l’uranio ma non sono stati dichiarati alla sua agenzia.
E poi che gli iraniani minacciano i suoi ispettori: ha parlato di una vicenda interessante che riguarda il sito di Karaj. A giugno Karaj è stato attaccato da un drone presumibilmente del Mossad, la Repubblica islamica in quel momento ha subìto un danno ma poi ha pensato a ribaltare la circostanza a suo favore: ha aggiustato il sito danneggiato, ma non ha aggiustato le telecamere dell’agenzia, così non sappiamo più cosa succede lì dentro. Questa volta Grossi lo ha detto molto chiaramente, mentre in passato era stato più diplomatico perché sperava ancora di potersi mettere d’accordo per ripristinare il monitoraggio e non voleva indisporre gli iraniani. Il risultato di questa pazienza è che adesso tutti vedono l’accordo come un traguardo difficilissimo e persino i russi sono preoccupati.
Teheran ormai da mesi arricchisce uranio al 60 per cento (per la bomba serve il 90) e adesso, nonostante economia a picco e pandemia, ostenta una forza che fino a poco tempo fa nessuno pensava si potesse permettere. Il capo del Central Command americano, il generale Kenneth McKenzie, ha detto che ora gli iraniani “sono molto vicini” alla Bomba, “penso che amino l’idea” di essere in grado di mostrarci il nucleare come un dato di fatto ormai conquistato. I militari americani sono “pronti” a qualsiasi evenienza.
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