Editoriali
Che disastro i visoni in Danimarca
Il Minkgate tormenta il governo danese, ma la premier dice: la colpa non è mia
La variante Omicron si diffonde sempre di più in Europa ma in Danimarca si parla ancora di “Minkgate” – la strage di visoni ordinata un anno fa dal governo per paura che potessero diffondere una variante del coronavirus. Giovedì il primo ministro danese Mette Frederiksen è stata interrogata da una commissione parlamentare, la “commissione visoni”, sull’incostituzionalità della decisione: decisione che ha suscitato un’enorme protesta nel paese che è il principale esportatore mondiale di pelli di visone e che ha perso più di 5 mila posti di lavoro nel settore. E che si è rivelata illegale, perché la legge danese non consente l’uccisione di animali sani: potevano essere uccisi quindi solo i visoni infetti.
Cinque ore di interrogatorio nel tribunale di Frederiksberg su quella conferenza stampa del 4 novembre in cui la leader socialdemocratica annunciò l’abbattimento di 17 milioni di visoni. Solo l’8 novembre, 4 giorni dopo, si è resa conto – dice – che non ci fosse alcuna base giuridica per fare un’ordinanza del genere. Già allora Mette Frederiksen scaricò le colpe sul ministro dell’Alimentazione, dell’agricoltura e della pesca, Mogens Jensen, per non essere riuscito a valutare tutta la legislazione, costringendolo alle dimissioni pochi giorni dopo. La premier in aula ha ancora una volta negato di sapere che il governo non avesse autorità legale per ordinare la strage. “Se fossi stata informata” ha detto, “avrei sollecitato per approvare una legge che lo consentisse”.
Sotto accusa, Frederiksen ha detto al procuratore Jakob Lund Poulsen che la motivazione principale che la spinse a prendere quella decisione era “la reputazione internazionale della Danimarca”. Fuori dal tribunale si è scusata pubblicamente con i giornalisti, ma non si è assunta alcuna responsabilità, definendo la decisione come “congiunta”, “sfortunata”, ma “la cosa giusta da fare”. “È stata un’analisi, una discussione e una conclusione collettiva”, “ho preso molte decisioni difficili durante la pandemia: questa è stata una delle più difficili”, ha detto durante l’udienza.