EDITORIALI

Risorse improprie

Redazione

Bruxelles pensa a tre nuove entrate per il bilancio Ue. Manca ambizione

La Commissione di Ursula von der Leyen ieri ha presentato una proposta per introdurre tre nuove “risorse proprie” per il bilancio dell’Unione europea. In principio è una buona notizia, perché dovrebbe sganciare il bilancio comunitario da logiche nazionali e dai perenni conflitti tra paesi beneficiari e pagatori netti. Le “risorse proprie” nella sostanza sono tasse. I cittadini sono doppiamente rappresentati nell’Ue dai loro governi nazionali e dai parlamentari europei che hanno eletto. In un lontano passato il bilancio comunitario veniva finanziato con una parte delle entrate Iva e i dazi doganali. Tra accordi di libero scambio e ampliamento delle competenze dell’Ue quelle risorse non bastavano più. Gli stati membri hanno dovuto mettere mano al portafoglio con contributi nazionali diretti.

 

Ora la Commissione vuole aggiungere tre nuove entrate che dovrebbero generare 17 miliardi di euro l’anno nel periodo 2026-2030 per rimborsare il debito del Recovery fund e finanziare il Fondo sociale climatico. Ma la proposta manca di ambizione e va incontro a una seria opposizione di alcuni stati membri, che devono approvarla all’unanimità. La prima nuova “risorsa propria” si basa sul sistema di scambio di quote di emissioni Ets: il 25 per cento delle entrate dovrebbe essere versato al bilancio dell’Ue (12 miliardi l’anno), in particolare per il Fondo sociale climatico. Problema: la proposta include le entrate dall’estensione degli Ets a immobili e i trasporti, che non è stata ancora approvata. E forse non lo sarà mai: una maggioranza di stati membri è contraria perché rischia di costare caro alle famiglie. Le altre due risorse proprie – il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e una quota della tassazione delle multinazionali – garantiranno poche entrate al bilancio Ue: tra i 3,5 e i 5 miliardi l’anno. E’ poca cosa se si vuole che l’Ue abbia un bilancio all’altezza del sue ambizioni e non sia dipendente dalla generosità di alcuni stati membri.