Un lancio di una missione SpaceX (foto EPA)

editoriali

La Cina accusa Elon Musk di una quasi collisione. C'è da preoccuparsi?

Redazione

Il governo di Pechino dice di aver dovuto evitare due "incontri ravvicinati" con i satelliti di Starlink. Nel breve periodo è un incidente che può avere conseguenze sull'automotive, specialmente Tesla

Il problema di essere una specie di Iron Man metà miliardario metà razzo spaziale è che, prima o poi, tanto potere si paga. E’ quello che sta succedendo a Elon Musk, in queste ore criticatissimo in Cina, mercato enorme e quindi essenziale per il futuro della sua Tesla. La diatriba non ha a che vedere con i motori elettrici: Pechino è infuriata perché la stazione spaziale cinese avrebbe dovuto evitare ben due “incontri ravvicinati” con i satelliti di Starlink. Quest’ultima è uno dei molti tentacoli spaziali dell’impero di Mr. Musk: se SpaceX si occupa di razzi e fantomatici voli su Marte, Starlink vuole riempire la volta celeste di decine di migliaia di piccoli satelliti con cui portare connessioni veloci in ogni angolo del pianeta. Su Weibo, il social network cinese, in molti si sono lamentati, parlando di “armi spaziali” e proponendo teorie cospiratorie su Musk e i suoi legami con gli Stati Uniti. In realtà si tratta dell’ultima puntata della querelle sui satelliti, i detriti spaziali e la proprietà dello spazio stesso. 

 

Sono sempre di più le nazioni che partecipano alla space race – e da qualche anno i privati cittadini come Jeff Bezos e Musk stanno facendo lo stesso, intasando i cieli. Lo scorso novembre, poi, la Russia ha condotto un discusso test militare distruggendo un proprio satellite, producendo una nube di detriti che rimarrà un pericolo per anni a venire. Insomma, di chi è lo spazio? Se in tempi di guerra fredda la risposta era chiara, oggi il settore pare alla mercé di miliardari annoiati, startup post SpaceX e le superpotenze, che sono ormai sempre di più, e ciascuna va da sola. Nel breve periodo, però, questo incidente rischia di avere conseguenze sull’automotive, specialmente per Tesla in Cina. Qui l’azienda ha aperto la sua prima “gigafactory” asiatica e deve vedersela con una realtà in cui le startup di mobilità elettrica nascono e crescono con una velocità che non ha eguali in occidente. Un incidente spaziale che ha effetti nella vendita di automobili in Asia? Se fosse vero, sarebbe il perfetto riassunto di questi tempi.

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