editoriali
Le minacce russe stanno accrescendo la fiducia nella Nato
Non solo Ucraina e Georgia, adesso anche la Finlandia pensa all’adesione al patto atlantico. I timori prima dell'incontro tra Biden e Putin a Ginevra
La minaccia russa lungo il confine ucraino ha fatto venire fuori uno zelo atlantista che rischia di sovvertire il programma dell’incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin che dovrebbe tenersi la prossima settimana a Ginevra. Ora non sono più soltanto l’Ucraina e la Georgia a chiedere di entrare a far parte della Nato, ma anche la Finlandia, nazione alla quale è dedicato il principio di finlandizzazione, secondo il quale Helsinki non può entrare nella Nato.
Il presidente finlandese Sauli Niinistö e la premier Sanna Marin hanno detto che nulla esclude la possibilità che anche la Finlandia aderisca all’Alleanza atlantica. Anche nel 2014, con l’annessione della Crimea da parte della Russia e con lo scoppio della guerra nel Donbass Helsinki aveva manifestato la stessa volontà. Le minacce russe stanno accrescendo la fiducia nella Nato e la voglia di far sentire la Russia sempre più isolata, quasi che la belligeranza di Putin, il tanto chiacchierare di minacce alla sicurezza russa, di espansione eccessiva della Nato verso i territori di Mosca, stiano effettivamente accrescendo la voglia di espandere il club atlantista.
Dall’altra parte però Putin, che molto di quello che fa esternamente, lo fa per ottenere risultati in politica interna, ha la possibilità di rivendere questo zelo atlantista come la dimostrazione di un mondo sempre più antirusso: ecco, siamo costretti a mostrare i muscoli perché sono tutti contro di noi. Tanto zelo forse non piace neppure a Biden, che voleva arrivare a Ginevra in un clima disteso, ha detto all’Ucraina che gli Stati Uniti difenderanno sempre la sua integrità territoriale, ma non ha chiuso le porte alle richieste di Mosca, che ha avanzato richieste inammissibili nei confronti della Nato. Difficile che la voglia di ampliare l’alleanza plachi la Russia da una nuova aggressione ai danni di Kiev. Soltanto il costo elevato di un’azione militare potrebbe fermare il Cremlino, che intanto ieri, assieme a Cina, Regno Unito, Stati Uniti e Francia ha convenuto che in una guerra nucleare non ci possono essere vincitori, quindi, meglio non iniziarla.