(foto EPA)

editoriali

Orbán solidale con Tokayev

Redazione

L’Ungheria sostiene le violenze in Kazakistan. Occhi aperti per le elezioni

Non che l’Unione europea sia stata particolarmente battagliera durante la crisi in Kazakistan, ma sicuramente ha espresso preoccupazione per le violenze delle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini. Le decisioni del presidente Qasim-Jomart Tokayev, che ha ordinato di sparare sui manifestanti, non sono condivise da parte di Bruxelles e dei suoi leader, tranne uno: Viktor Orbán. Il premier ungherese, secondo il ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, avrebbe parlato con Tokayev per esprimergli la sua solidarietà e anche per offrirgli assistenza. Qualsiasi cosa succeda al mondo, Orbán va nella direzione contraria ai valori europei: difficile pensare che un politico alla guida di uno stato democratico possa credere che sparare sulla folla sia accettabile, che accentrare il potere epurando le forze dell’ordine sia costituzionale, che chiamare truppe straniere per tutelare i propri interessi sia conforme ai valori del mondo libero.

La posizione di Orbán ha suscitato indignazione anche dentro al blocco di Visegrád – composto da Ungheria, Polonia, ma anche Repubblica ceca e Slovacchia – che sembra sempre di meno un monolite sovranista, con Praga e Bratislava non più così vicine alle posizioni illiberali di Budapest e Varsavia. Il ministro degli Esteri ceco, Jan Lipavský, ha scritto su Twitter che un presidente che ordina di sparare sui civili senza preavviso non ha bisogno di solidarietà, semmai è al popolo kazako che va indirizzata. Orbán non è soltanto andato dalla parte opposta rispetto agli europei,  ma ha sostenuto delle violenze inaudite, giustificate da autocrati come Vladimir Putin e Xi Jinping. Inoltre si è messo dalla parte di un golpista. Se queste sono le premesse, alle elezioni che si terranno in Ungheria il 3 aprile, bisognerà stare bene attenti. I sondaggi danno il premier e il suo sfidante, Péter Márki-Zay, testa a testa. Orbán è favorito, ma con un premier che sostiene un autocrate violento, controllare la correttezza del voto ungherese e i suoi sviluppi non sembra essere una premura eccessiva. 
 

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