editoriali
L'altra partita a Strasburgo
Nel post Sassoli, il futuro di Welle, potente segretario tedesco del Pe, è in bilico
Martedì il Parlamento europeo eleggerà il suo nuovo presidente e la deputata maltese del Ppe, Roberta Metsola, è la grande favorita per prendere il posto che è stato di David Sassoli. Ma per il futuro dell’istituzione è più importante un’altra partita che si sta giocando dietro le quinte delle trattative fra i grandi gruppi politici sulla spartizione degli incarichi politici: la permanenza o no del tedesco Klaus Welle, un’altra personalità del Ppe, come segretario generale. Se un presidente del Parlamento rimane in carica per due anni e mezzo, il segretario generale resta (in teoria fino alla pensione).
Welle, che ha iniziato la sua carriera nella Cdu, è stato nominato nel 2009 e rimane uno degli ingranaggi chiave della gioiosa macchina da guerra del Ppe che domina le istituzioni dell’Ue. Dentro il Parlamento, Welle è onnipotente: niente viene deciso senza di lui, dall’acquisto di un immobile alla nomina di funzionari. Ma la sua gestione è contestata. Il Parlamento sta perdendo peso politico.
La burocrazia è lenta. La riprova: l’amministrazione non è stata in grado di organizzare un momento di commemorazione nel giorno della morte di Sassoli (c’è stato un minuto di silenzio improvvisato su iniziativa dei socialisti) e Welle ha comunicato il decesso ai funzionari in un’email dedicata al rinvio di un evento secondario (la Giornata dell’innovazione). Il gruppo dei Socialisti ieri ha lasciato intendere che il segretario generale deve rientrare nella trattativa sugli incarichi politici: “Vogliamo vedere una migliore rappresentazione del nostro gruppo anche nell’amministrazione”.
Il sostegno a Metsola dipenderà dall’impegno del Ppe di far partire Welle per sostituirlo con un socialista. Altrimenti i voti potrebbero essere dirottati sulla candidata dei Verdi, la svedese Alice Bah Kuhnke, complicando l’elezione della maltese. Per il Parlamento europeo, l’uscita di Welle sarebbe un primo passo verso il rinnovamento.
I conservatori inglesi