editoriali
Sedici cristiani uccisi ogni giorno
Il nuovo rapporto sulla persecuzione e il nostro vecchio cinismo
Salgono a oltre 360 milioni i cristiani perseguitati nel mondo secondo il nuovo report di Porte Aperte/Open Doors sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, la World Watch List 2022, la cui versione italiana è stata presentata ieri alla Camera. L’Afghanistan diventa il paese dove è più pericoloso essere cristiani al mondo. Dopo vent’anni, la Corea del nord scende al secondo. Cresce globalmente la persecuzione anticristiana (un cristiano su sette). Salgono a 5.898 i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede in un anno. Sedici al giorno. A fronte di questi dati spaventosi e incontrovertibili ci si domanda: come mai tanto silenzio? Lo ha spiegato sul Figaro Jacques Julliard, fra i padri della sinistra intellettuale francese e che si definisce “psicologicamente ateo, culturalmente anticlericale, spiritualmente cristiano” (è stato direttore del Nouvel Observateur).
“Quel che è certo è che se un destino speciale è riservato agli uiguri della Cina e ai Rohingya della Birmania, la religione più perseguitata nel mondo è il cristianesimo, soprattutto in quasi tutti i paesi musulmani”, scrive Julliard. “La loro sorte è particolarmente drammatica e rivoltante, nell’indifferenza assoluta degli europei”. Ecco perché siamo così silenti sugli attacchi contro i cristiani mentre reagiamo con forza quando vengono prese di mira altre religioni. Perché nell’immaginario dell’epoca – potremmo dire nell’ideologia dominante – le uniche vittime legittime provengono dalle “minoranze”. Sarebbero strutturalmente e ontologicamente vittime delle società occidentali, anche se sono popolazioni che vi si sono stabilite liberamente e beneficiano delle libertà e della ricchezza che esse offrono. Mentre le sofferenze dei cristiani, vittime illegittime, accidentali e insignificanti, sono nel punto cieco del nostro cinismo ideologico.