editoriali
La scelta di Biden per la Corte
Si ritira il giudice Breyer. Al presidente tocca una nomina che unisca i dem
Il giudice della Corte suprema americana Stephen Breyer, ha deciso di ritirarsi, assecondando le richieste di gran parte dei commentatori liberal che da un po’ di tempo chiedevano che si dimettesse, almeno da quando la morte improvvisa di Ruth Bader Ginsburg aveva consentito a Donald Trump di nominare una sostituta nell’ottobre 2020, a ridosso delle elezioni presidenziali. Joe Biden ha quindi la possibilità di lasciare una sua impronta sulla Corte suprema, ambizione di tutti i presidenti. Breyer, ottantatré anni, nominato da Bill Clinton nel 1994, fa parte della ridotta ala liberal, che oggi comprende tre giudici: la sua sostituzione non cambierà gli equilibri interni di una Corte molto sbilanciata a destra.
La senatrice Patty Murray ha chiesto di nominare al posto di Breyer una donna afroamericana ma questa scelta potrebbe rivelarsi complessa. Non per le paranoie di alcuni editorialisti progressisti, che pensano che il senatore moderato democratico Joe Manchin si potrebbe mettere di traverso anche in questo ambito (lo fa già sui dossier economici) fornendo così al repubblicano Mitch McConnell il sospirato cinquantunesimo voto per bloccare la nomina: la presidenza della Commissione giudiziaria rimarrà almeno fino al gennaio 2023 saldamente nelle mani del senatore Dick Durbin. I 50 voti democratici però non consentono margini d’errore dentro al mondo liberal che sappiamo essere molto diviso.
Finora Biden ha nominato otto donne afroamericane nelle corti d’appello, più di Barack Obama, l’ultima lo scorso 19 gennaio 2022. Circola molto il nome di una star della giurisprudenza liberal, Ketanji Brown Jackson, giudice della Corte d’appello nel circuito di Washington D. C. ed ex collaboratrice dello stesso Breyer alla Corte suprema: ma è in grado di raccogliere tutti i voti democratici? A Biden toccherà un’altra conta interna, ancor più delicata visto che a novembre ci sono le elezioni di metà mandato.