editoriali
L'Ue porta la Cina davanti alla Wto
La minaccia di Pechino alla Lituania mette a rischio tutto il mercato europeo
La Commissione europea ha deciso di portare la Cina davanti all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) per rispondere alla rappresaglia economica lanciata da Pechino contro la Lituania. La colpa del piccolo paese baltico è di aver permesso l’apertura di una rappresentanza di Taiwan. Dopo aver chiesto di “correggere l’errore”, alla fine del 2021 la Cina ha cancellato la Lituania dal suo sistema doganale, imponendo il blocco di importazioni ed esportazioni.
Pechino ha iniziato anche a fare pressioni sulle imprese di altri paesi europei chiedendo loro di andarsene dalla Lituania. L’Unione europea all’inizio si è limitata a esprimere la sua solidarietà cercando di trovare un compromesso con la Cina attraverso il dialogo.
Per il momento l’Ue non ha molti mezzi legali per reagire: una proposta per introdurre un regime di sanzioni contro le coercizioni economiche deve ancora essere approvata dal Parlamento e dai governi. Alla fine, dopo aver raccolto una serie di prove, ieri la Commissione ha deciso di passare all’azione, accusando Pechino di violare le regole della Wto. Se non sarà trovata una soluzione entro 60 giorni, si aprirà una disputa formale, che potrebbe permettere all’Ue di adottare contromisure nella forma di dazi.
L’attacco della Cina contro la Lituania è senza precedenti. In gioco non c’è soltanto il destino economico di un piccolo stato membro. Come ha detto la Bdi (la Confindustria tedesca), quello della Cina è un attacco anche al mercato interno dell’Ue: diverse imprese tedesche non sono più riuscite a esportare, perché le loro merci contengono componenti fabbricate in Lituania. Eppure la Germania ha fatto pressioni sulla Commissione per evitare uno scontro con Pechino. Come nel caso della crisi con la Russia sull’Ucraina, serve un “reset” della politica cinese a Berlino per permettere all’Ue di usare tutto il suo peso nel mondo e affermare i propri interessi.