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Come si è arrivati a un passo dal conflitto tra Russia e Ucraina

Redazione

La diplomazia europea alle prese con Mosca e le manovre dell'America, la trappola degli accordi di Minsk e il ruolo della Bielorussia. Abbiamo ripercorso le ultime tappe di un'escalation che rischia di portarci verso una guerra alle porte dell'Europa

Gli Stati Uniti hanno ripetutamente denunciato che l'aggressione russa ai danni dell'Ucraina potrebbe essere imminente, denunce basate su fonti di intelligence che svelavano piani per mettere in atto operazioni di sabotaggio e volte a creare un casus belli. L'Unione europea è stata più cauta, mentre da Kiev sono arrivati numerosi inviti alla calma, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky ha chiesto di non creare panico. Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha più volte detto che non è possibile sapere cosa intenda fare Vladimir Putin con esattezza, ma che le forze necessarie ci sono e l’attacco potrebbe anche essere un assalto rapido diretto alla città di Kiev, la capitale dell’Ucraina.

 

Un assedio che potrebbe essere lungo e in cui la dimensione militare sarebbe parte di una strategia più ampia di Putin, ma ancora difficile da decifrare. Perchè le mosse del presidente russo, il dispiegamento di truppe alle soglie dell’Ucraina questo dicono: siamo pronti. Ma poi, come hanno scritto Paola Peduzzi e Micol Flammini, "invece i tempi si allungano a tal punto che sorge il dubbio contrario: non è che è lo stesso Putin a volere questo logoramento aggressivo? Il presidente sa che le crisi permanenti un po’ perdono visibilità – e al buio si ottengono cose che alla luce non sarebbero possibili – e un po’ spezzano   le alleanze democratiche, che nel lungo periodo tendono a farsi venire dubbi, a perdere lo slancio. I putinologi sono al lavoro e cercano di decifrare che cosa c’è nella testa dello zar Vladimir, e poiché nessuno lo sa ogni ipotesi diventa plausibile. E forse pure questo fa parte del piano d’assedio di Putin".
 

 

Quel che pare certo però, se si è arrivati a questo punto, è l'incertezza delle diplomazie mondiali che hanno mostrato i propri limiti, arrancando davanti a intrighi e ambizioni geopolitiche, all'eredità della storia e agli interessi economici ed energetici, che rendono ancora più intricata la situazione. I tentativi tuttavia non sono mancati, e prima della visita del cancelliere tedesco di oggi, altri paesi hanno provato a sedersi attorno a un tavolo.

È successo per esempio mercoledì scorso, quando il governo britannico si è diviso i compiti: il premier Boris Johnson è andato a Bruxelles al vertice della Nato per riaffermare l’unità degli alleati atlantici contro le minacce russe; il ministro degli Esteri, Liz Truss, è andata a Mosca a dire alla Russia che deve rispettare la sovranità dell’Ucraina e ritirare le truppe dai confini. Non è stato un gran successo, visto che il ministro degli Esteri russo Lavrov, che è un maestro nel trasformare l’aggressività in una difesa necessaria contro la Nato e l’occidente, l’ha umiliata deliberatamente in pubblico. 

 

 

Qualche ora prima era toccato invece a Emmanuel Macron recarsi a Mosca in cerca di una mediazione. Il presidente francese si è lanciato in un esercizio di acrobazia diplomatica ad alto rischio, considerando che negli stessi momenti a Washington il presidente americano, Joe Biden, alzava i toni al fianco del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, per scoraggiare un'invasione russa dell'Ucraina. Il presidente francese ha detto di aver proposto al suo omologo russo di “costruire delle garanzie di sicurezza” per l'Europa e la Russia, al termine di un faccia a faccia durato quasi sei ore.  Né lui né Putin sono entrati nei dettagli. Ma la soluzione paventata nell'incontro ruoterebbe attorno ai famosi accordi di Minsk.

 

Ma cosa prevedono questi accordi? E perché la Russia ha interesse a evocarli così spesso? Come ha ricordato Micol Flammini su queste pagine: "C'è sempre una frase che salta fuori quando qualche funzionario russo parla di come risolvere il conflitto con l’Ucraina: il ritorno agli accordi di Minsk. Anche il presidente Vladimir Putin li menziona spesso e come lui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Parlare di accordi mette la Russia nella condizione di mostrarsi disponibile a trattare, anzi a scendere a compromessi, e anche di puntare il dito contro Kiev, che di questi protocolli non vuole sentire parlare perché sono molto sbilanciati a favore di Mosca". Proprio per questo, una soluzione all'interno di questo quadro potrebbe rivelarsi una trappola per l'Occidente. 


 

Sullo sfondo, infine, c'è la Bielorussia che potrebbe avere un ruolo importante nelle crisi ai confini ucraini.  Non è un caso infatti che nelle settimane scorse,  Sergei Shoigu, il ministro della Difesa russo, sia arrivato proprio in Bielorussia e prima di andare a supervisionare come sono state schierate le truppe russe sul territorio, si è incontrato con Aljaksandr Lukashenka, il dittatore di Minsk che vede nella sua alleanza con Mosca l’unico modo per rimanere al potere.  
 

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