editoriali
I dem radicali sono stati bocciati
Wokeness e scuole sempre chiuse. San Francisco punisce i suoi amministratori
Difficile immaginare una città che più di San Francisco rappresenti nell’immaginario collettivo la sinistra urbanizzata, attenta ai diritti civili, inclusiva a livello razziale e per quel che riguarda l’orientamento sessuale. Sembrerebbe quindi il terreno più fertile per implementare politiche molto radicali in campo scolastico. I risultati del recall di giovedì, che ha interessato alcuni membri del consiglio scolastico cittadino, mostrano invece che non è così. La presidente del Board of Education della città californiana, Gabriela López, il suo vice Faauuga Moliga e la consigliera Alison Collins sono stati bocciati dagli elettori in un’elezione di recall. Non di poco: parliamo di percentuali superiori al 70 per cento per tutti e tre.
Durante il loro mandato i funzionari in questione hanno tenuto in Dad per mesi le scuole in modo ultracautelativo, anche per assecondare le richieste dei sindacati degli insegnanti, per un periodo più lungo del resto della California. All’inizio del 2021 hanno stilato un elenco di 44 scuole che avrebbero dovuto cambiare il loro nome perché erano quelli di personaggi (storici e non) considerati non adatti perché legati in qualche modo a razzismo e sessismo. Non solo lo scontato George Washington, da tempo nel mirino dei commentatori woke per il possesso di schiavi, ma anche Abraham Lincoln che combatté per liberarli e pure la senatrice dem Dianne Feinstein, tuttora in vita e ricordata come un sindaco progressista.
London Breed, attuale prima cittadina, ha condiviso la frustrazione dei genitori per una gestione così ideologica della scuola in piena pandemia, trascurando i bisogni degli studenti. Non stupisce, quindi, che una politica così radicale che ricorda la Squad di Alexandria Ocasio-Cortez sia impopolare tra gli stessi democratici persino nelle loro roccaforti simbolo. Figurarsi a livello nazionale.