EDITORIALI
La giusta richiesta di Draghi all'Ue
Servirebbe un fondo di compensazione europeo per gli effetti delle sanzioni a Putin, sul modello di quello per la Brexit
L’Unione europea potrebbe introdurre un fondo di compensazione per alleggerire l’impatto di sanzioni contro la Russia sugli stati membri economicamente più esposti a una pesante riduzione degli scambi commerciali o a contromisure da parte di Mosca. Le sanzioni dell’Ue per il momento sono solo una minaccia. Ma potrebbero rapidamente diventare realtà, se Vladimir Putin deciderà di attaccare in Ucraina. Il pacchetto preparato dalla Commissione non include la misura più drastica che era stata proposta dagli Stati Uniti – l’esclusione dal sistema di pagamenti internazionali Swift – ma è considerato molto duro. Verrebbero colpiti il settore energetico, le banche, le tecnologie di punta, l’agglomerato militare, oltre a una trentina di siloviki e oligarchi vicini a Putin. Per innescare le sanzioni basterebbe un intervento armato della Russia nelle zone del Donbass controllate dall’esercito ucraino.
L’Italia, con la Germania, è tra i paesi che hanno chiesto di alleviare l’impatto sulle loro economie. La Commissione si è attivata sul fronte del gas, cercando fornitori alternativi di Gnl. Ma oltre all’energia c’è il più ampio commercio. Secondo la Commissione, sono i paesi più vicini alla frontiera orientale (Finlandia, Polonia e Baltici) e quelli più grandi (Germania, Francia e Italia) che pagherebbero il prezzo più alto. Al minivertice di giovedì, Mario Draghi ha sottolineato la necessità di condividere il fardello, compreso quello di controsanzioni da parte russa. Il presidente dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe, è favorevole a un fondo di compensazione per le sanzioni dell’Ue che dovrebbe rimborsare una parte dei danni subiti dai settori esposti alla Russia. La Commissione non esclude l’idea. Il modello esiste già con il fondo di compensazione per la Brexit da 5 miliardi. Fare lo stesso sulle sanzioni a Putin sarebbe la migliore prova dell’unità e della solidarietà europea nel difendere i propri princìpi e interessi.