22 giugno 2020. Charles Michel e Ursula von der Leyen durante il summit Ue-Cina in videoconferenza a Bruxelles (Foto: Yves Herman, Pool Photo via AP)

Il conflitto in Ucraina può trasformare i rapporti tra la Cina e l'Unione europea

Redazione

Un professore cinese risponde a Hu Wei: la Cina deve mediare con l’Europa, le relazioni sino-europee sono più importanti di quelle sino-russe

Ieri è stato inoltrato un articolo del professore Hu Wei che ha scatenato un’ampia discussione. Con oltre 40 mila visualizzazioni e quasi 400 commenti, ha innescato il meccanismo del “passaparola” su WeChat. Quando ho visto che l’articolo è stato poi ripubblicato anche da altri account pubblici e ha raggiunto le 100 mila visualizzazioni, ho capito che il motivo era dovuto ai commenti dei lettori (ora ho scoperto che tutti i commenti sono stati cancellati). Dopo tante esitazioni, colgo anch’io l’occasione per dire la mia opinione.

I lettori di questo “gruppo ombra” che hanno seguito con attenzione le relazioni sino-americane sanno che da quando il presidente Joe Biden è entrato in carica, le relazioni della Cina con i paesi esteri non sono migliorate, ma peggiorate. Gli Stati Uniti durante l’Amministrazione Trump, guidati da principi bilaterali, non sono stati in grado di “accerchiare e sopprimere” la Cina, ma hanno promosso i negoziati Cai e Rcep tra Cina e Unione europea. Ora, con l’Amministrazione Biden, il Cai è stato sospeso. In aggiunta alle ragioni pandemiche degli ultimi anni, la relazioni della Cina con l’esterno non sono delle più ottimistiche. Sui motivi dello scoppio della guerra russo-ucraina, dobbiamo essere tutti d’accordo.

Tornando all’articolo del professor Hu, dopo essere stato ripubblicato, le visualizzazioni sono aumentate rapidamente e anche sotto i commenti c’era molto fermento. Io stesso ho chiesto al professore se volesse cancellare l’articolo, preoccupato che potesse causargli problemi inutili. Perché, a causa del particolare status del professor Hu, è molto probabile che il suo articolo raggiungerà i paesi e i dipartimenti esteri interessati (poiché leggo spesso documenti americani o di importanti think tank, e sono soliti citare i media cinesi, soprattutto i media statali o dei singoli individui). Il fatto più importante è che il punto di vista espresso nell’articolo è totalmente sfavorevole e non in linea con l’opinione pubblica comune cinese, probabilmente non conforme agli schemi dei piani alti. Su ampia scala, potrebbe avere effetti collaterali anche a livello diplomatico: a tutto questo il professor Hu avrebbe dovuto pensarci. Nonostante ciò ha superato la pressione e ha permesso che l’articolo diventasse virale; inizialmente era inteso come documento interno, eppure...

Comprendo la frustrazione del professor Hu. In questo momento, su questo tema, ogni barlume di ragione è prezioso. Ogni opinione diversa è preziosa. Il professor Hu ha pensato: se nessuno parla finché non lo faccio io, cosa devo fare? Voglio anch’io esprimere qui la mia opinione personale. Comprendo l’analisi di  Hu Wei su: “Tagliare i ponti con la Russia”, ma non sono completamente d’accordo. Primo, la partita è ancora in fase di sviluppo: a livello internazionale, i paesi occidentali hanno ancora il controllo dell’opinione pubblica e attuare questa strategia potrebbe non ottenere gli effetti desiderati, anzi, potrebbe rendere tutto ancora più difficile.

Secondo, non ci si può più aspettare che i rapporti tra Cina e Stati Uniti tornino come in passato, a causa delle loro posizioni sul conflitto ucraino. Tutti i paesi (o regioni) che hanno risposto al conflitto con le sanzioni lo hanno fatto con una “agenda personale”, nella speranza che il fuoco diventi sempre più grande e che i loro interessi ricevano ulteriore attenzione. La scelta della Cina è davvero cruciale e, come ha detto il professor Hu, è in gioco il futuro del paese. A differenza del professore, penso che la chiave sia vedere se la risposta della Cina possa essere scambiata con un cambiamento nell’atteggiamento dell’Europa nei confronti della Cina. Comparativamente parlando, le relazioni sino-europee sono più importanti di quelle sino-russe.
A differenza del Regno Unito, l’Unione europea non è un blocco monolitico e non è in combutta con gli Stati Uniti. E in questo conflitto l’Unione europea lo sa bene: nonostante sia in una condizione di disagio, i politici e gli strateghi sono pragmatici e potrebbero cogliere l’occasione per fare affari, potrebbero fare qualcosa per promuovere l’integrazione, come l’unificazione fiscale. Alcuni paesi, come la Germania e la Polonia, potrebbero anche usarlo come pretesto per aumentare le loro spese militari. Per questi motivi, la Cina ha interessi comuni con l’Unione europea. Personalmente, rispetto ad allontanarci dalla Russia, sono più favorevole a una mediazione di guerra con l’Ue (specialmente Germania e Francia) e più è attiva, più è rapida, meglio è. In un certo senso, il conflitto russo-ucraino offre un’opportunità per una “trasformazione creativa” delle relazioni sino-europee.

Riguardo all’Europa, credo che ci siano ancora dei malintesi. In “Good-Bye Hegemony!”, Reich e Lebow elaborano l’impostazione dell’agenda europea, citando un passaggio del neoconservatore americano Kagan: “Smettete di fingere che europei e americani abbiano la stessa visione del mondo, o che condividano lo stesso mondo. Quando si tratta di rispondere a questioni che hanno a che fare con il potere, come la loro efficacia, moralità e attrattiva, i punti di vista americani e quelli europei sono completamente diversi. L’Europa si sta muovendo lontano dal potere. O comunque, l’Europa sta approcciandosi al potere in modo leggermente diverso, sta superando il potere verso un mondo di autodeterminazione che segue leggi, regole, diplomazia e cooperazione tra nazioni. L’Europa sta entrando in una pace post storica ​​e in un paradiso di relativa prosperità; come diceva Kant, la ‘pace perpetua’ è diventata realtà. Al contempo, gli Stati Uniti sono rimasti impantanati nella storia, esercitando il potere in un mondo hobbesiano di anarchia, dove il diritto e le regole internazionali sono inaffidabili e dove la promozione di una vera sicurezza, difesa e ordine libero dipende dal possesso e dall’uso della forza militare… Sono raramente d’accordo e si capiscono sempre meno… Quando si è trattato di stabilire le agende delle priorità nazionali, come identificare le minacce, definire le sfide, modellare e attuare la politica estera e di difesa, gli Stati Uniti e l’Europa hanno preso strade diverse”.

 


Questo articolo è stato pubblicato su un gruppo “ombra” WeChat da un account con il nome di professor Chen, un altro pensatore politico cinese, in risposta all’analisi del collega Hu Wei. La traduzione dal cinese è di Priscilla Ruggiero.

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