editoriali
La fedeltà di Le Pen a Putin
La leader del Rn dice che non assisterà al discorso di Zelensky, poi ci ripensa
A venti giorni dal primo turno delle presidenziali francesi, Marine Le Pen, leader del Rassemblement national francese, continua a inanellare figuracce. Dopo aver chiesto ai suoi collaboratori di gettare nella spazzatura i volantini della campagna elettorale che contenevano una sua foto con il presidente russo Vladimir Putin, diventato infrequentabile anche per i sovranisti d’oltralpe da quando ha invaso l’Ucraina, ieri mattina l’alleata di Matteo Salvini ha detto di non nutrire “una particolare ammirazione” verso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Di più: ha dichiarato che mercoledì non si sarebbe presentata all’Assemblea nazionale francese per ascoltare assieme agli altri deputati il videomessaggio di Zelensky, che si è già espresso nei parlamenti di Canada e Regno Unito, al Bundestag, alla Knesset israeliana, al Parlamento europeo e al Congresso americano.
“Non sarò presente. Ho degli impegni che ho preso molto tempo fa”, ha spiegato Le Pen, liquidando bruscamente il tema della sua presenza in Aula. La dichiarazione della candidata Rn all’Eliseo, tuttavia, ha suscitato rapidamente polemiche aspre e creato imbarazzo anche all’interno del suo partito, tanto che nel giro di due ore l’entourage ha provato a mettere una pezza, assicurando che l’agenda di mercoledì sarebbe stata adattata per poter permettere alla deputata del Pas-de-Calais di assistere al discorso di Zelensky dalla tribuna del Palais Bourbon. “Abbiamo spostato la partecipazione a una trasmissione e anticipato di un giorno un’intervista”, ha indicato all’Afp l’équipe di Le Pen.
La giravolta, l’ennesima della leader sovranista a proposito della questione ucraina, non cancella tuttavia il messaggio che ha mandato in mattinata e conferma la sua ambiguità. Per il deputato Lrem Pieyre-Alexandre Anglade, la decisione iniziale di Le Pen è dovuta “alla fedeltà a Putin” che, nonostante le smentite, resta più forte della sua vicinanza alla causa ucraina e più in generale della sua simpatia per le democrazie liberali.