Editoriali
Un messaggio a Biden sull'Iran
Egitto, Emirati e Israele dicono all’America: occhio, possiamo farci nuovi amici
Lì dove gli Stati Uniti non intendono più flettere i muscoli potrebbero essere altri a farlo. È questo il messaggio della foto scattata martedì a Sharm el Sheikh. Al centro c’è il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, alla sua destra c’è il premier israeliano Naftali Bennett, a sinistra c’è il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed. Con l’Arabia Saudita convitato di pietra, dietro ai consueti “scambi di vedute sui grandi temi globali” c’era il grande nemico comune: l’Iran. Nonostante gli americani cerchino di placare gli entusiasmi, l’accordo con Teheran sul nucleare, secondo l’intelligence israeliana, sarebbe già cosa fatta. Tanto per le monarchie sunnite quanto per Israele, la sola cosa che renderebbe più sopportabile l’idea di un deal con l’Iran sarebbe la possibilità di ottenere dagli americani più armi, soprattutto sistemi radar per intercettare i missili di Teheran.
Due giorni fa gli israeliani hanno confermato che due droni iraniani abbattuti il mese scorso nei cieli dell’Iraq dagli americani erano diretti in Israele. Come risposta, il giorno successivo gli israeliani hanno bombardato la base aerea iraniana di Kermanshah distruggendo centinaia di droni. Gli Emirati condividono le stesse preoccupazioni. Il mese scorso, mentre dallo Yemen gli houthi filoiraniani lanciavano tre attacchi missilistici contro Abu Dhabi, gli Stati Uniti hanno deciso di rimuoverli dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Un affronto che peraltro complica una guerra che per Emirati e Arabia Saudita è diventata un Vietnam. Dei tre scontenti, l’Egitto sembra il più defilato. Dopo che gli americani hanno promesso a Sisi la vendita di caccia F-15, le richieste del Cairo riguardano soprattutto l’economia e gli approvvigionamenti di grano, entrambi penalizzati dalla guerra in Ucraina. La foto di Sharm el Sheikh è un duplice messaggio per Joe Biden. Primo: non commettere lo stesso errore di Obama, se credi che un accordo di facciata con l’Iran ti autorizzi a disinteressarti del medio oriente ti sbagli. Secondo: possiamo farci altri amici.