Editoriali
Israele sotto attacco
Un altro attentato, ora c’è paura di una nuova Intifada. E il governo è instabile dopo aver perso la maggioranza
Ci sono degli elementi di novità rispetto al passato nella serie di attacchi terroristici lanciati in Israele che hanno ucciso 13 persone in poco più di due settimane. Intanto si tratta di cinque episodi che non hanno legami l’uno con l’altro. Secondo le forze di sicurezza, i responsabili agiscono per emulazione – con un sistema cosiddetto copycat – dopo avere visto in rete il video di un attentato precedente. Gli assalitori sono lupi solitari, cioè non appartengono a una organizzazione terroristica strutturata e gerarchizzata ma ne traggono ispirazione. Un po’ quello che è successo con la cosiddetta intifada dei coltelli del 2015 e 2016, quando ragazzi e ragazze si lanciarono in decine di attentati isolati in Israele. Si tratta di un fenomeno difficile da prevenire. Basti guardare al caso più recente, quello di giovedì sera a Tel Aviv quando un 28enne della Cisgiordania, prima di essere neutralizzato, ha ucciso con una pistola due persone e ne ha ferite altre 10 in una delle vie più importanti della città, piena di negozi e locali.
Nonostante gli israeliani avessero schierato migliaia di uomini in più negli ultimi giorni, l’attentatore è riuscito a superare la linea verde armato. Hamas ha celebrato l’attentatore di giovedì, ma non ha rivendicato l’attacco. Abu Mazen, leader di Fatah, ha condannato il gesto ma dopo poco il ramo del partito a Jenin, città d’origine dell’attentatore, ha definito il suo sacrificio “eroico”, segno che nel partito il controllo dei vertici sulla base non è saldo. Anche questo è un problema per Israele, perché non si sa se questa catena di attentati possa sfociare in una nuova Intifada. Per ora il premier israeliano, Naftali Bennett, non intende limitare le celebrazioni del Ramadan per non aumentare la tensione, ma il suo governo ha perso la maggioranza parlamentare aprendo una crisi politica che potrebbe condurre alla quinta elezione in quasi tre anni. Finora l’instabilità politica di Israele non ha causato falle nella sicurezza nazionale, ma questa è una situazione nuova, e il premier e il suo esecutivo devono fare una scelta che potrebbe essere vitale: governare o cadere sul pane lievitato
Cose dai nostri schermi