Editoriali
Josep Borrell sull'Ucraina ha allungato il passo
Il capo della diplomazia dell’Ue è più concreto e meno retorico di Ursula von der Leyen
L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ieri ha accompagnato Ursula von der Leyen nella sua visita in Ucraina. “A Bucha la nostra umanità è andata in frantumi”, ha detto la presidente della Commissione davanti a una fossa comune di questa località alla periferia di Kyiv diventata il simbolo della brutalità della Russia di Vladimir Putin. “La vostra battaglia è la nostra battaglia. Sono a Kyiv oggi per dirvi che l’Europa è dalla vostra parte”, ha detto von der Leyen prima di incontrare Volodymyr Zelensky. Le telecamere erano puntate tutte su di lei. Eppure, dall’inizio della guerra di Putin, è Borrell che sta assumendo un ruolo di leadership. La retorica di indignazione di von der Leyen è ai massimi. Ma la sua Commissione finora non ha fatto un passo in più di quello che era stato prima concordato con tutti i governi e in particolare Berlino.
Le banche russe fuori da Swift? Tranne Sberbank e Gazprombank che servono a pagare le forniture energetiche. Il blocco delle navi russe? Tranne quelle che trasportano petrolio e gas. L’embargo sul petrolio? Von der Leyen non lo proporrà fino a quando non ci sarà un via libera dalla Germania. Borrell, per contro, fa seguire ai suoi discorsi (sempre più duri con Putin) proposte coraggiose, a volte annunciando intese che ancora non ci sono. E’ accaduto sui nuovi finanziamenti dell’Ue (500 milioni di euro più altri 500 milioni) per le forniture di armi all’Ucraina. E’ riaccaduto con l’annuncio di voler discutere di embargo petrolifero al Consiglio affari esteri di lunedì. In alcuni casi, Borrell è costretto a fare marcia indietro (lunedì l’embargo non è in agenda). I grandi paesi come Francia e Germania sono irritati perché fa passi più lunghi delle loro gambe. Alcuni diplomatici hanno coniato il termine “borrellate”. Altri ritengono che sia finalmente “leadership”, perché Borrell mette i ventisette davanti alla loro responsabilità di agire. Effettivamente, dopo due anni e mezzo mediocri, l’Alto rappresentante sta affrontando bene questa guerra. Servono più Borrell e meno von der Leyen.