editoriali
La via ruandese scelta da Johnson sull'immigrazione è falsa
Salvini e Meloni elogiano Londra per le misure con cui saranno gestite le domande dei richiedenti asilo, ma non vedono i dati
Dopo la Brexit Boris Johnson ha deciso di far uscire il Regno Unito anche dalla convenzione di Ginevra sui rifugiati. Il premier britannico ha annunciato che i richiedenti asilo saranno trasferiti in Ruanda in attesa di valutare le loro domande e che invierà la marina militare nella Manica per cercare di fermare gli attraversamenti di migranti. BoJo ha spiegato che tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’uscita dall’Unione europea. Falso: il primo paese ad annunciare un accordo con il Ruanda per trasferire i suoi richiedenti asilo è la Danimarca, stato membro dell’Ue con una clausola di eccezione sulle politiche migratorie, che nel giugno dello scorso anno ha modificato la sua legislazione per poter subappaltare a paesi terzi la gestione di rifugiati.
“L’Unhcr si oppone fermamente agli sforzi che cercano di esternalizzare gli obblighi di asilo e protezione internazionale ad altri paesi. Questi sforzi per eludere le proprie responsabilità sono contrari alla lettera e allo spirito della Convenzione sui rifugiati del 1951”, aveva detto all’epoca l’Alto commissario per i rifugiati dell'Onu, Filippo Grandi. Anche inviare le navi militari per effettuare respingimenti è illegale, ma non è una novità. Johnson ci ha già provato una volta, ma è stato costretto a una rapida marcia indietro. I populisti italiani hanno applaudito.
“Chi lo spiega alla dormiente Lamorgese?”, ha scritto su Twitter Matteo Salvini. “Bloccare l’immigrazione clandestina è possibile: basta volerlo”, ha aggiunto Giorgia Meloni. Se avessero avuto cura di guardare alle cifre si sarebbero accorti di un’enorme contraddizione. La Brexit fatta per riprendere il controllo delle frontiere sui migranti e la linea dura sui rifugiati hanno avuto l’effetto contrario: il numero di sbarchi è passato da poche centinaia nel 2015 a quasi 30 mila nel 2021. Mandarne qualche centinaio in Ruanda non cambierà le cose, salvo danneggiare l’autorità morale e lo status internazionale del Regno Unito.