editoriali
Come funziona il terrorismo di Mosca
Il video del ragazzo ucraino rapito dai russi, il riscatto, la minaccia di esecuzione. I metodi dell'esercito di Putin ricordano lo Stato islamico
Olga Novikova è una regista ucraina, direttrice del Festival del cinema di Mariupol. Il 18 marzo ha lasciato la città assediata e in una macchina con otto persone all’interno è riuscita a scappare a Zaporizhzhia. Suo figlio Alexei è rimasto a Mariupol e Olga non sempre in questo ultimo mese è riuscita ad avere sue notizie. Domenica è stata contattata da un uomo che parlava in russo, ma con accento probabilmente del Donbas. L’uomo le chiedeva un riscatto di cinquemila euro da pagare se avesse voluto rivedere suo figlio vivo. Per dimostrarle che effettivamente aveva rapito suo figlio, le ha mandato le foto dei suoi documenti, poi, su Facebook, le ha mostrato un video di Alexei che veniva interrogato.
Olga ha cercato di spiegare che non possiede quasi più nulla, ma l’uomo le ha risposto che se non pagherà, il prossimo video che riceverà sarà quello dell’esecuzione di suo figlio. Qualora invece Olga pagasse, avrebbe la certezza che Alexei rimarrà in vita e verrà mandato a lavorare con gli altri prigionieri “nell’interesse dell’Unione sovietica”. Olga ha raccontato la storia della conversazione ai giornalisti del sito Meduza, e le sue scelte sono tra la vita del figlio e la sua prigionia. Olga è di Mariupol, ha visto cosa Mosca è stata in grado di fare alla sua città e a tutta l’Ucraina, ha visto anche che gli accordi sono stati spesso disattesi dai russi e questo potrebbe accadere anche nel caso di Alexei.
Mostrare in un video un ragazzo e minacciare che, nel caso in cui il riscatto non venisse pagato, le prossime immagini saranno quelle dell’esecuzione è un metodo che ricorda il modo di agire dello Stato islamico, quindi di un’organizzazione terroristica. Il Financial Times ha pubblicato un articolo in cui alcuni collaboratori di Vladimir Putin dicono che il presidente russo si è molto risentito quando l’Ucraina ha incominciato a parlare dei crimini di guerra commessi dall’esercito russo. Ma più che crimini di guerra, il metodo russo in Ucraina ricorda sempre di più quello di uno stato sponsor del terrorismo.