editoriali
Pechino blindata teme di finire come Shanghai
Le autorità implementano la strategia zero Covid anche nella capitale e oltre 19 milioni di cittadini dovranno essere sottoposti ai test. La rabbia e la paura di Pechino superano anche la cappa dei media statali
Dopo Shanghai, sembra avvicinarsi sempre di più il turno di Pechino. Da venerdì scorso sono stati registrati nella capitale quasi un centinaio di casi Covid, dando così il via ai test di massa in tutta la città. La procedura è la stessa, ma questa volta è il luogo a essere emblematico: a Pechino c’è Zhongnanhai, la sede del Partito comunista cinese. Fin dall’inizio dell’epidemia Xi Jinping aveva detto: Pechino deve essere difesa a ogni costo. E così da qualche giorno la popolazione è nel panico – sui social vengono diffuse foto di scaffali vuoti e di file chilometriche davanti ai supermercati per fare scorte di cibo – come anche le autorità, che puntano sulla rapidità e su misure ancora più rigorose per contrastare la variante Omicron e non ripetere lo stesso errore di Shanghai. Il focolaio è partito dal distretto di Chaoyang, il più popoloso della capitale, 3,5 milioni di abitanti, che ospita ambasciate e aziende internazionali.
Domenica le autorità hanno annunciato che da qui sarebbero partiti i test, tre in cinque giorni: lunedì è stato eseguito il primo round, 3,7 milioni di test. Poi ieri la direttiva è stata estesa ad altri undici distretti: coinvolgerà oltre 19,5 milioni di cittadini, il 90 per cento di tutta Pechino. Tutto ciò mentre i residenti di Shanghai sono entrati nella quarta settimana di isolamento e ora ci sono le sbarre all’entrata delle loro case. La situazione è così allarmante che ormai nemmeno i censori riescono a contenere la rabbia dei cittadini, impauriti dal fatto che si ritroveranno a subire il metodo Shanghai. I media statali cercano di rassicurare e di far passare il messaggio che è tutto sotto controllo, ma in pochi sembrano crederci. In questi due anni il Partito non ha preparato la popolazione a convivere con il virus, non è riuscito a vaccinare un numero sufficiente di anziani né a usare i nostri vaccini, più efficaci. Zhong Nanshan, un esperto virologo cinese, aveva scritto in un articolo: “La strategia zero Covid non è sostenibile sul lungo periodo”, aggiungendo che il paese deve tornare alla normalità. Poco dopo la versione in cinese è stata censurata.