la cerimonia a washington
Così Yellen premia il whatever it takes di Mario Draghi
Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti si congratula con il presidente del Consiglio italiano e dice: l’America è fortunata ad avere Super Mario dalla sua parte
Pubblichiamo i discorsi che Janet Yellen e Mario Draghi hanno pronunciato durante la cerimonia di premiazione per il Distinguished leadership award all’Atlantic Council, a Washington.
E’ davvero un onore per me consegnare il Distinguished leadership award al mio amico e collega di lunga data, un economista di talento e un funzionario instancabile: il primo ministro italiano Mario Draghi. Ho avuto modo di conoscere Mario durante decine di cene alla Banca dei regolamenti internazionali, nel periodo in cui è stato governatore della Banca d’Italia e poi presidente della Banca centrale europea. Non è stato un periodo facile per il mondo delle banche centrali, l’economia globale era scossa da una crisi finanziaria e dalla conseguente grande recessione. Mario fu scelto come primo presidente del Financial Stability Board, un consorzio creato per costruire un sistema finanziario più forte e meno soggetto a crisi.
Mario ha anche tracciato una rotta per salvare l’economia europea e l’euro stesso, facendo leva sulla sua capacità unica di unire le persone per creare consenso. E’ noto per una famosa frase nella storia delle Banche centrali, dichiarando, nel mezzo della crisi del debito europeo, che la Bce avrebbe fatto whatever it takes, tutto il necessario per preservare l’euro, e spesso si dice che quelle quattro parole abbiano cementato il futuro dell’eurozona. Ma è stata la dichiarazione successiva, e credetemi, sarà sufficiente, a segnare la fiducia e la credibilità di Mario: i mercati finanziari, gli europei e il mondo intero sapevano che ci si poteva fidare di lui e della Bce.
Gli Stati Uniti sono stati fortunati ad avere Mario come partner allora, e siamo grati di averlo ancora una volta come partner. Mario è tornato al servizio pubblico, diventando primo ministro italiano all’inizio del 2021, in un contesto di pandemia globale e di profonde tensioni economiche. Nel suo primo anno, ha diretto la rapida campagna di vaccinazione italiana, una serie di misure di soccorso per aiutare i lavoratori e le imprese, e una serie di riforme politicamente impegnative per modernizzare e rendere più verde l’economia italiana. Ma soprattutto ha guidato con successo l’anno del G20: una vera e propria prova del suo impegno per il multilateralismo. Ora, di fronte alla brutale e ingiustificata guerra della Russia contro l’Ucraina, gli Stati Uniti non hanno fatto altro che rafforzare la nostra cooperazione con l’Italia e con il resto dei nostri partner europei e globali per sostenere fermamente l’Ucraina e i valori che sono alla base del nostro ordine economico globale. Ora che abbiamo varato un pacchetto di sanzioni di portata storica, ho trovato grande conforto nell’avere un partner che conosca a fondo i meccanismi del sistema finanziario internazionale e che abbia compreso appieno gli impatti e le complessità delle azioni consequenziali che stiamo intraprendendo.Ho apprezzato molto i consigli e la saggezza di Mario in quest’ultima sfida che stiamo affrontando insieme.
Mario, grazie per il tuo servizio all’Italia, all’Europa, e a tutti noi. Sono onorata di aver lavorato al tuo fianco e mi auguro che la nostra collaborazione continui. Senza ulteriori indugi, vi chiedo di unirvi a me nel congratularvi con Sua Eccellenza, il primo ministro Mario Draghi, mentre gli consegno il Distinguished leadership award dell’Atlantic Council.
Janet Yellen
Buonasera a tutti e grazie per essere qui. Presidente John Rogers, presidente Kempe, segretaria Janet Yellen, ministro Al Jaber, ambasciatrice Markarova, illustri ospiti, signore e signori: è un grande, grande onore essere qui con voi stasera. Vorrei ringraziare l’Atlantic Council: sono estremamente grato per questo premio e ancora di più per questa splendida serata tutti insieme. Voglio condividere questo premio con il mio governo, con il mio paese, con i miei concittadini. L’Italia ha attraversato momenti estremamente difficili negli ultimi anni. Abbiamo affrontato la pandemia prima di chiunque altro nel mondo occidentale. Abbiamo subìto uno choc economico molto più forte che altrove in Europa. Ora stiamo sperimentando il ritorno della guerra nel nostro continente, che minaccia la nostra sicurezza, la nostra prosperità e la nostra sicurezza energetica. E questo accade per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale. Eppure, come ha fatto più volte e più volte nella sua magnifica storia, l’Italia si è ripresa. E siamo pronti a fare la nostra parte insieme ai nostri alleati europei e transatlantici per superare questo momento tragico, per riportare la pace dove c’è il male.
Vorrei anche ringraziare Janet per il discorso estremamente generoso, che non merito: fortunatamente ero dietro le quinte e non sono arrossito pubblicamente. Le sue parole mi riportano ai primi anni Settanta, durante i miei primi anni negli Stati Uniti, quando ero uno studente laureato al Mit e Janet era ricercatrice ad Harvard.
Io ero un giovane romano, tutto ciò che vedevo a Cambridge era nuovo. Tre sono le cose che mi colpirono di più e da allora le porto con me: l’apertura di questo paese accogliente, gli Stati Uniti d’America; la generosità dei miei mentori; gli scomparsi Franco Modigliani e Paul Samuelson, Bob Solow, Stan Fischer, che vorrei ringraziare stasera; la genialità dei miei compagni di studio Paul Krugman, Larry Summers e quello a cui ero più legato: Pentti Kouri, oltre a molti altri. E il mio più caro amico, Francesco Giavazzi, che è seduto con noi stasera. Al Mit ho imparato a guardare avanti, a pensare con rigore e soprattutto, grazie al mio carattere, a sfidare le saggezze convenzionali, non importa quanto fossero solide. Queste lezioni risuonano con me oggi, mentre siamo alle prese con una delle peggiori crisi dalla Seconda guerra mondiale.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha provocato quello che un tempo chiamavamo un cambio di paradigma nella geopolitica. Ha rafforzato i legami tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, ha isolato Mosca e ha sollevato profondi interrogativi per la Cina. Questi cambiamenti sono ancora in corso, ma una cosa è certa: sono destinati a rimanere con noi per molto, molto tempo. Dobbiamo continuare a sostenere il coraggio degli ucraini che lottano per la loro libertà e per la sicurezza di tutti noi. Dobbiamo continuare a infliggere costi alla Russia, muovendoci rapidamente con il nostro ultimo pacchetto di sanzioni. Ma dobbiamo anche fare tutto il possibile per raggiungere un cessate il fuoco e una pace duratura. Saranno gli ucraini a decidere i termini di questa pace, e nessun altro. Nel frattempo, dobbiamo prepararci al mondo in cui vivremo domani. Dobbiamo essere pronti a continuare a stare al fianco dell’Ucraina, anche dopo la fine della guerra. La distruzione delle sue città, dei suoi impianti industriali, dei suoi campi, richiederà un enorme sostegno finanziario. L’Ucraina avrà bisogno di un Piano Marshall, proprio come quello che ha contribuito a creare una relazione speciale tra Europa e Stati Uniti. E dovremo garantire che le sue istituzioni democratiche rimangano forti, stabili e vive. L’Ucraina è nostra amica. L’Ucraina rimarrà nostra amica. I tempi difficili sono iniziati ben prima della guerra, ma ognuna di queste crisi comporta conseguenze importanti per l’Europa. Comporta rischi, ma anche opportunità. Permettetemi di fare un esempio.
La pandemia ha unito l’Unione europea in modi che erano impensabili anche solo pochi mesi fa. Mi riferisco al nostro sforzo di vaccinazione congiunta, un modello per il mondo; e alla Next generation Eu, un primo seme di quel momento hamiltoniano che due secoli fa ha contribuito a creare i moderni Stati Uniti. La guerra in Ucraina ha il potenziale per avvicinare ancora di più l’Unione europea. E’ chiaro che non c’è modo di affrontare le sfide – molte sfide, sfide serie – che dovremo affrontare negli anni futuri su base nazionale. E’ chiaro che ora è necessario uno sforzo comune, che ci unisca molto più di quanto non abbia fatto in passato.
C’è una cosa che voglio dire: dovremo razionalizzare la nostra spesa per la Difesa, evitando inefficienze e duplicazioni; accelerare la transizione energetica; rilanciare la ripresa economica; affrontare disuguaglianze nuove e di lunga data. Queste trasformazioni radicali richiedono un cambiamento nelle nostre istituzioni e potrebbero richiedere modifiche ai nostri trattati di finanziamento. Dobbiamo ricordare l’urgenza del momento, l’entità della sfida. Questa è l’ora dell’Europa e dobbiamo coglierla. Le scelte che l’Europa deve affrontare sono brutalmente semplici. Possiamo essere padroni del nostro destino o schiavi delle decisioni altrui.
Ciò che mi rende ottimista è che sappiamo di non essere soli. In un momento di profondi cambiamenti, alcune cose rimangono invariate: la stretta relazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, quel legame senza tempo che ci rafforza entrambi. Grazie.
Mario Draghi