editoriali
Draghi punge l'Ue sul gas in rubli. La “zona grigia” per i pagamenti fa comodo, ma è segno di debolezza
Per poter acquistare il metano russo le compagnie europee aprono conti in Svizzera con Gazprombank, ma grazie a un sistema a doppio conto le sanzioni non vengono violate
Tra pochi giorni, intorno alla metà di maggio, scadranno i termini per il pagamento del gas che Eni compra dalla Russia. Non pagare non è un’opzione, perché significherebbe interrompere le forniture. Farlo direttamente in rubli, come vorrebbe Vladimir Putin, nemmeno. In mezzo a questi due paletti c’è quella che Mario Draghi ha chiamato “zona grigia”. “Sono abbastanza fiducioso” che l’Italia sarà in grado di pagare Mosca senza violare le sanzioni “per una ragione sciocca”, ha detto ai giornalisti durante la conferenza stampa di mercoledì a Washington: “Non ci sono pronunciamenti ufficiali, nessuno ha mai detto se i pagamenti di gas in rubli violino le sanzioni o no: è una zona grigia”.
Ed è vero infatti che la Commissione europea, impegnata a trovare un compromesso sulla più urgente questione dell’embargo al petrolio, sul pagamento di gas in rubli si è limitata a fornire delle linee guida abbastanza accomodanti, tanto che alcune compagnie energetiche europee hanno già aperto dei conti presso la Gazprombank. Secondo Bloomberg anche Eni sta facendo le sue valutazioni. Ma aver lasciato in una condizione di incertezza le aziende europee non è stato un segnale responsabile da parte di Bruxelles.
L’istituto di credito russo che veicola i pagamenti di fatto non è sanzionato dall’Ue: è consentito versare euro o dollari e a quel punto sarebbe la banca a convertire i fondi in rubli. Non esattamente quello che Putin ha disposto con il decreto firmato il 31 marzo ma una “zona grigia”, appunto. Anche Putin, d’altra parte, in questo muro contro muro si è mostrato debole, perché ha posto delle condizioni che lasciano un certo margine di discrezionalità. Le forniture sono già state interrotte per Polonia e Bulgaria, nonostante quest’ultima abbia pagato in dollari ad aprile, ma perdere il mercato italiano e quello tedesco sarebbe un salasso per le casse di Mosca. Sfruttare questa fragilità negando ogni possibile transazione sarebbe stato un gesto audace da parte dell’Unione europea. Non farlo è una resa ai capricci di Putin