editoriali
La Nigeria e la persecuzione dei cristiani lapidati
Nello stato di Sokoto una studentessa è stata trucidata perché “blasfema”. E' bastato un messaggio vocale in cui nominava Maometto per far scattare il linciaggio da parte della folla
Lapidata e bruciata perché rea d’aver nominato invano il profeta Maometto. E’ accaduto in Nigeria, nello stato di Sokoto, alla giovane studentessa Deborah Yakubu. I fatti risalgono a giovedì scorso. Fatale le è stato un messaggio vocale spedito nella chat degli studenti su Whatsapp, quella che avrebbe dovuto essere riservata alla condivisione di informazioni sugli esami, sulle lezioni e su tutto ciò che riguarda il normale iter scolastico. Davanti all’ennesima minaccia per chi non avesse condiviso le lodi lì postate al profeta, Deborah ha chiesto di farla finita, chiedendo “e chi sarebbe Maometto?” a chiosa di un messaggio in cui ricordava lo scopo della chat.
Ma nello stato di Sokoto vige la sharia e non appena il suo audio è circolato, è stata accusata di blasfemia. Un gruppo studenti suoi compagni di studi le ha dato la caccia. Finché la folla, fattasi man mano più numerosa, l’ha trovata in un locale adibito dalla polizia a “posto di fermo” per i ladri, l’ha portata all’esterno e l’ha assassinata. Prima a colpi di bastone, quindi con le pietre. Infine, con il fuoco. Perché non ne restasse traccia. Il tutto corredato da un video in cui si palesava il compiacimento dei responsabili, lieti e soddisfatti per aver eliminato una blasfema. E’ una storia che indigna e commuove, ma che non deve stupire.
Nella Nigeria devastata a suo tempo da Boko Haram e dalla caccia al cristiano in buona parte del suo territorio, episodi del genere non sono eccezioni. E a poco bastano le periodiche condanne delle autorità civili e religiose, i moniti, gli appelli e le denunce. Tutti i rapporti indipendenti indicano nel più popoloso paese africano l’epicentro della persecuzione religiosa: Open Doors stima in 4.650 i cristiani trucidati nel corso del 2021, pari al 78 per cento di tutti i cristiani assassinati a livello globale l’anno scorso. I numeri non mentono. Oltre alla guerra nell’Europa orientale, ai suoi martiri gettati nelle fosse comuni, anche più a sud, in una terra che fa poco notizia, è in atto un lento sterminio che non pare turbare le coscienze d’occidente.