editoriali
Quelli di Azovstal sono eroi, ma ora anche un'arma di ricatto in mano a Putin
C'è resa e resa. Ora la Russia potrebbe sfruttare i prigionieri di Mariupol come merce di scambio, magari per evitare che i suoi uomini catturati vengano processati per crimini di guerra
I quasi tre mesi di eroica resistenza del manipolo di combattenti del sottosuolo non sono passati in vano. I militari del reggimento Azov, asserragliati senza acqua e senza cibo nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal, hanno impedito a Putin la rapida conquista di Mariupol, hanno mostrato le inefficienze dell’esercito russo, hanno tenuto impegnate molte truppe russe dando al resto dell’esercito ucraino il tempo e il coraggio per respingere l’avanzata di Mosca. Mariupol, già occupata per un breve periodo dai filorussi nel 2014, sarebbe dovuta cadere subito e invece un gruppo di resistenti, in condizioni estreme e con feriti gravi, ha complicato i piani dell’invasore. Ora però la resa, concordata e ordinata dallo stato maggiore ucraino per salvare la vita a queste persone evitando un inutile sacrificio, complica le cose per Volodymyr Zelensky.
Se da un lato il presidente ucraino rischiava l’accusa di non aver fatto nulla per salvare la vita dei resistenti dell’acciaieria, ora rischia di finire sotto ricatto di Vladimir Putin. In primo luogo i russi potrebbero torturare e uccidere i militari che si sono consegnati, dato che più volte hanno fatto capire di non considerarli prigionieri di guerra ma terroristi “neonazisti”. Zelensky sarebbe, agli occhi degli ucraini, colpevole di aver consegnato gli eroi di Mariupol nelle mani del carnefice. In secondo luogo, quegli eroi sono un bottino enorme per Putin che può usarlo come preziosa merce di scambio. Che non vuol dire, semplicemente, prigionieri russi. Potrebbero essere usati come ostaggi per impedire l’accertamento dei crimini di guerra russi: nel senso che Putin potrebbe minacciare di imbastire anche lui un parallelo processo contro i terroristi “nazisti”. Zelensky aveva l’obbligo morale di tentare di salvare la vita dei suoi uomini, ma questa resa – anche per il forte valore simbolico di quel drappello di eroi riemersi da sottoterra – comporta un elevato costo politico