editoriali
Ucraina, cosa non va nei punti per la pace presentati dall'Italia all'Onu
Serve un negoziato cucito su Kyiv: la pace non è un passo indietro, purchè sia quella che serve agli ucraini. I quattro punti di Di Maio andavano bene per un'altra fase della guerra
Che la diplomazia continui a muoversi e che il desiderio di pace non si sia esaurito è un’ottima notizia. Finora sono arrivate sotto gli occhi dei negoziatori varie proposte di accordo, tutte, però, sono state valutate o troppo a favore di una parte o troppo a favore dell’altra. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha presentato al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, un documento in quattro punti. Il piano è stato anticipato sulle pagine di Repubblica e parte dal cessate il fuoco e lo smantellamento della linea del fronte. Il secondo punto riguarda lo status neutrale dell’Ucraina, su cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha già detto in molti interventi di essere d’accordo, purché si costituisca un’infrastruttura internazionale a tutela dell’Ucraina.
Il terzo punto riguarda la questione più controversa: le zone contese. Qui il piano sembra segnare un passo indietro, perché le zone contese vengono di fatto delineate come autonome. Più o meno un ritorno agli accordi di Minsk, a quei punti scivolosi per i quali l’Ucraina si sarebbe trovata dentro dei cavalli di Troia di Mosca. Il quarto punto prevede un accordo multilaterale sulla sicurezza in Europa. Il piano, per quanto lodevole, sembra redatto per una fase della guerra diversa da questa, in cui l’Ucraina, l’aggredito, sta vincendo contro la Russia, l’aggressore. Ha compiuto imprese eroiche e ora è meno disposta a scendere a compromessi. Mikhailo Podalyak, uno dei consiglieri di Zelensky per i negoziati, ha infatti detto cosa ne pensa: un cessate il fuoco è impossibile senza il ritiro russo. Abbassare le armi potrebbe voler dire dare tempo alla Russia per riorganizzarsi. Una struttura simile agli accordi di Minsk riporterebbe la guerra tra qualche anno. Finché la Russia non libererà i territori occupati, gli ucraini contemplano soltanto un modo di negoziare: con “armi, sanzioni e denaro”. Questi anni hanno insegnato a Kyiv a non fidarsi di Mosca, questa guerra ha convinto gli ucraini che c’è soltanto un modo per non farsi più minacciare: battere la Russia.
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