editoriali
Zelensky a Davos chiede "sanzioni massime alla Russia"
Al World Economic Forum non era presente la delegazione del Cremlino. Nel luogo che aveva fatto da palcoscenico al potere di Putin oggi si parla dei suoi crimini di guerra
Tutte le aziende che lasciano la Russia possono continuare o iniziare a operare in Ucraina, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo intervento al World Economic Forum di Davos, “bisogna creare un precedente affinché i vostri marchi non siano associati con dei crimini di guerra”. Zelensky ha detto che riforme e lotta alla corruzione trasformeranno il suo paese in un posto accogliente per gli investimenti, ha chiesto di essere uniti sulle sanzioni (“non c’è colpo che la Federazione russa senta di più”, ha detto riferendosi all’unità occidentale), di insistere con “sanzioni massime” per impedire che “la forza bruta” determini il prossimo ordine mondiale e ha citato George Marshall, il segretario di stato americano che lanciò il famoso piano di ricostruzione europea dopo la Seconda guerra mondiale chiedendo aiuto per sbloccare i porti ed evitare la carestia globale indotta dalla guerra della Russia. “Non smettete di sostenerci”, ha concluso Volodymyr Zelensky, “spero che ognuno di voi si svegli la mattina chiedendosi: cosa ho fatto per l’Ucraina oggi?”.
La delegazione russa non è presente a Davos né ovviamente c’è Vladimir Putin. La cosiddetta “casa della Russia” dove nelle edizioni passate si tenevano gli eventi gestiti dalla delegazione è stata trasformata nella “casa dei crimini di guerra russi” dalla fondazione Pinchuk dell’oligarca Viktor Pinchuk fondatore della società di consulenza EastOne Group e di Interpipe Group, uno dei principali produttori ucraini di tubi. Nella ex casa russa degli aperitivi e del soft power del Cremlino si parla oggi dei crimini di guerra, si raccolgono le prove e le testimonianze della forza bruta della Russia, e si ricostruisce un nuovo mondo dopo Putin.