editoriali
Il Canada vuole controllare le armi. E ancora una volta si muove prima degli Usa
Il primo ministro canadese annuncia nuove misure. Tutto merito della legge federale, che l’America invece ancora non ha
Le differenze tra gli Stati Uniti e il Canada sono innumerevoli, a cominciare dal sistema giuridico e politico. Quello che accomuna le aree rurali delle due nazioni è l’ampio uso delle armi, per la caccia e per l’autodifesa. A partire dagli anni 70 però, le strade si sono biforcate. Da una parte negli Stati Uniti l’Nra, l’associazione di sportivi e cacciatori, si trasformò in potente braccio politico della lobby delle armi, divenendo una colonna del Partito repubblicano. In Canada invece il governo del liberale Pierre Trudeau, padre dell’attuale capo di governo, introdusse le prime restrizioni nel 1977, che richiedevano dei certificati di idoneità per gli acquirenti sia delle armi sia delle munizioni.
Non stupisce quindi che seppur la strage di Uvalde sia avvenuta a migliaia di chilometri di distanza dal territorio canadese, Justin Trudeau abbia annunciato nuove restrizioni che di fatto proibiscono l’acquisto e l’importazione di nuove armi, sottolineando il fatto che la misura “non colpirà la maggioranza dei nostri cittadini che ne posseggono e che sono rispettosi della legge”. Bisogna dire che anche in alcuni stati progressisti, come la California, il New Jersey e New York, i governatori dem hanno annunciato l’introduzione di nuove misure restrittive. A differenza del Canada però, difficilmente queste potranno sopravvivere a un giudizio della Corte suprema: negli scorsi anni la sentenza District of Columbia v. Heller del 2008 e la McDonald v. Chicago del 2010 hanno affermato l’assoluta inviolabilità del Secondo emendamento così come inteso in senso allargato: nessun cittadino può essere limitato nel suo diritto di portare armi. Un compito difficile e che l’Amministrazione Biden, qualora trovasse i voti, dovrà svolgere in punto di diritto: a differenza del Canada, dove la legge federale, pur incontrando critiche da parte dell’opposizione conservatrice, difficilmente sarà messa in discussione dai tribunali.
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