luce verde
Orban la spunta su Kirill, ma il sesto pacchetto di sanzioni Ue si farà
Dopo settimane di contrattazioni e veti da parte dell'Ungheria le misure sono state approvate, ma rispetto alla proposta iniziale il nuovo round è stato annacquato e ridimensionato. Il braccio di ferro sul patriarca russo
È giunta al termine l’epopea del sesto pacchetto di sanzioni della Commissione europea. Oggi la conferenza degli ambasciatori dei 27 presso l’Ue ha dato il via libera, dopo l’ok della rappresentanza ungherese. Nella giornata di ieri, quando l’approvazione sembrava cosa fatta, Budapest aveva fatto sapere che avrebbe posto il veto se il patriarca Kirill non fosse stato espunto dalla lista delle personsalità sanzionate. E così, stralciata la misura contro il rappresentante ortodosso, il pacchetto ha ricevuto oggi il via libero definitivo.
Tra i più accesi sostenitori di Vladimir Putin, Kirill è il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, massima carica all’interno della chiesa ortodossa russa. Non ha fatto mancare il suo sostegno all’invasione russa dell’Ucraina. Una guerra che Putin starebbe conducendo contro “le parate gay”, “il consumismo”, pienamente giustificata dalla “repressione e lo sterminio delle persone nel Donbass”. In definitiva, l’operazione altro non sarebbe che una “lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico” contro il dilagare della degenerazione occidentale.
Il sesto pacchetto si farà, dunque. Ma sarà “annacquato” e non solo dall’assenza di misure contro il patriarca. Nelle scorse settimane era stato ancora Viktor Orban a porre il veto sulle misure sanzionatorie contro l’energia se l’Ungheria non avesse ricevuto in cambio sufficienti concessioni. Secondo Budapest sarebbero stati necessari addirittura 12-15 milairdi di euro.
Per superare il no – o il niet – è stato necessario inserire una postilla che di fatto esclude (in teoria temporaneamente) l’Ungheria dalle misure contro il petrolio. Per l’oleodotto di Druzhba, da cui proviene quasi la totalità del greggio russo che arriva nel paese è stata infatti prevista una deroga. Lo stesso oleodotto interessa anche Germania, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, che però hanno già fatto sapere che sono disposte a non utilizzarlo più entro otto mesi. Le misure, nonostante la ritrosia ungherese, dovrebbero arrivare a bloccare comunque il 90 per cento del petrolio esportato dalla Federazione russa.
A completare il sesto round di sanzioni una serie di provvedimenti significativi. Oltre ad allungare di decine di nomi la lista dei cittadini russi sanzionati, a partire dai funzionari militari responsabili di alcuni crimini di guerra, ci sarà l’esclusione del colosso Sberbank dal circuito Swift e il divieto di compagnie di consulenza e di assicurazione di prestare servizi alle società russe