le dichiarazioni
Per Medvedev gli occidentali sono “bastardi degenerati”, ma per Salvini è l'uomo del dialogo
L’ex presidente russo, storico alleato di Vladimir Putin, ha rilasciato un'altra dichiarazione minacciosa contro gli alleati della Nato. "Parole inaccettabili", dice Di Maio. Mentre solo pochi giorni fa il leader della Lega rilanciava le sue parole come esempio di diplomazia
Il suo canale telegram è il luogo dove Dmitri Medvedev parla senza peli sulla lingua (e a volte sfiora pericolosamente il delirio). Oggi l’ex presidente della Russia e storico alleato di Putin ha definito gli occidentali “bastardi degenerati” e ha promesso che farà di tutto “per farli sparire”. “Li odio”, dice l'attuale numero due del Consiglio di sicurezza russo. Sul come intende far sparire gli occidentali, poi, ci sono pochi dubbi, essendo Medvedev il politico russo dell’entourage di Putin che nomina con maggiore disinvoltura (anche scherzandoci su) l’utilizzo della bomba atomica.
“Parole inaccettabili”, ha detto il ministro degli Esteri Lugi Di Maio, che “allontanano da parte russa la ricerca della pace”. A maggior ragione perché arrivano dalla stessa persona che aveva definito il piano di pace proposto dal ministro italiano “un puro flusso di coscienza, slegato dalla realtà". Dichiarazioni che avevano costretto il ministro degli Esteri ad ammettere: “Oggi non ci sono le condizioni per la pace, abbiamo di fronte una guerra lunga e logorante”.
Tra una minaccia e l’altra però anche Medvedev ogni tanto cambia registro. Qualche giorno fa aveva detto che la Russia sarebbe stata sempre pronta “a condurre un dialogo su qualsiasi questione, purchè sia basato sul rispetto”. Dichiarazioni prontamente rilanciate da Matteo Salvini, che immediatamente aveva preso la palla al balzo per dichiarare che “la via del dialogo e della diplomazia per il ritorno alla pace è quella giusta, io continuerò a percorrere a testa alta questa strada”.
Per una volta che il falco si veste da colomba, insomma, Salvini gli crede e lo erige a pontiere di pace. Poco importa che appena due settimane prima Medvedev, sempre sul suo canale Telegram, avesse scritto che “gli europei squittiscono e affogano nella saliva della russofobia”, accusando la Nato di condurre in Ucraina una guerra per procura e minacciando nemmeno troppo velatamente la possibilità di escalation nucleare.
Anche tra marzo e aprile l’ex presidente descriveva con dovizia di dettagli gli esititi catastrofici (per il mondo) del supporto occidentale all’Ucraina. La postura della Nato, diceva, “potrebbe portare a una crisi distopica che si concluderebbe con una grande esplosione nucleare”. Ma non solo. Medvedev avvertiva anche che l’inflazione (che nella narrazione russa è frutto delle sanzioni contro Mosca) “provocherà un’ondata di criminalità violenta peggiore di quella albanese”.
Il numero due del Consiglio di sicurezza russo era stato poi tra i pochi della cerchia di Putin a tuonare contro l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, che avrebbe privato il baltico dello status di “zona libera da armi nucleari” e aveva affermato che l’equilibrio precedente alla decisione dei due paesi scandinavi sarebbe dovuto essere “ripristinato”. Non proprio un esempio di moderazione né un modello da seguire per impostare un dialogo diplomatico efficace.