editoriali
C'è un “grave rischio di genocidio” in Cina
Il Parlamento Ue vuole velocemente una misura contro il lavoro forzato
Il Parlamento europeo ieri ha denunciato “un grave rischio di genocidio” nel trattamento riservato dalla Cina agli uiguri e ad altre minoranze musulmane nella regione autonoma cinese dello Xinjiang. Le nuove rivelazioni degli Xinjiang Police Files – i documenti e le fotografie confidenziali e segrete delle autorità di sicurezza cinesi – hanno confermato quello che si sa già da tempo: un regime totalitario ha internato in campi di rieducazione centinaia di migliaia di persone per estirpare la loro identità. Non è una campagna contro il terrorismo. Alla repressione brutale, all’indottrinamento politico, alle restrizioni della libertà religiosa, alla distruzione culturale, alla sorveglianza di massa si aggiungono le sterilizzazioni forzate, le misure di prevenzione delle nascite e la separazione dei bambini uiguri dalle loro famiglie che “costituiscono crimini contro l’umanità e rappresentano un grave rischio di genocidio”, hanno detto gli eurodeputati.
Il Parlamento europeo sta anche aumentando la pressione sulla Commissione per fare qualcosa di più concreto che non semplici sanzioni simboliche. In un’altra risoluzione adottata ieri, gli eurodeputati hanno chiesto di introdurre il più rapidamente possibile un nuovo strumento commerciale inteso a vietare i prodotti realizzati con il lavoro forzato. Il modello è quello adottato da Usa e Canada, che dal 2020 hanno imposto un embargo di fatto sui prodotti provenienti dallo Xinjiang: l’onere della prova sull’assenza di lavoro forzato ricade sull’importatore.
Lo Xinjiang è il cuore del tessile cinese, usato anche dai grandi marchi globali. Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del settembre del 2021 Ursula von der Leyen aveva promesso di vietare le importazioni frutto del lavoro forzato. Tra mille esitazioni, la Commissione ora prevede di presentare una proposta il prossimo settembre. E’ stato perso un anno per fermare la macchina di repressione cinese. Il Parlamento europeo fa bene a richiamare von der Leyen.